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MAREA NELLA SULLE COSTE,
OBAMA ANDRÀ IN LOUISIANA:
"STOP ALLE TRIVELLAZIONI"
Cinquemila delfini in trappola nel Golfo del Messico, i primi uccelli con le ali coperte dal petrolio paralizzati sulle rive. Nelle paludi del Delta del Mississippi, invaso dai tentacoli della marea nera, arriva la Guardia Nazionale. Siamo all'inizio del peggior disastro ambientale della storia americana? Alla Casa Bianca il presidente Barack Obama ordina lo stop alle trivellazioni offshore: «Basta per almeno un mese, finchè non sarà fatta chiarezza». Sono passati dieci giorni dall'esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon e in un canale del Delta vicino a Morgan City si rovescia una unità mobile di trivellazione. Obama, attaccato dagli ambientalisti tra cui Bobby Jr, il figlio di Bob Kennedy, andrà in Louisiana, ma non subito. E intanto l'amministrazione preme sulla Bp britannica perchè faccia di più. Il gigante petrolifero è il responsabile del disastro ma le risorse che ha promesse non bastano, ha detto al ministro della Homeland Security Janet Napolitano, affiancata dal governatore della Louisiana, Bobby Jindal. È stato di emergenza anche in Florida. Il ministro della Difesa Robert Gates ha mandato due C-130 mandati dal Pentagono per spruzzare solventi per debellare il petrolio assassino. Sospinto dal vento, l'acre odore della 'piovrà oleosa è arrivato fino a New Orleans, oltre 100 chilometri a nord: «Sembra di respirare dietro lo scappamento di un camion», dicono i residenti della 'Big Easy', consolandosi con le star del festival del Jazz, sponsorizzato per ironia della sorte dalla Shell, tra queste il Paul Simon di Graceland: 'Mississippi Delta Shining Like a National Guitar'. Dicono che potrebbe essere, anzi che sarà peggio della Exxon Valdez, la petroliera che nel 1989 scaricò in mare 40 mila tonnellate di greggio contaminando 1.600 chilometri di costa e scatenando 38 mila azioni legali. Secondo i calcoli della Noaa (National Oceanic Atmospheric Administration) tra 55 giorni il volume di petrolio sgorgato nel golfo del Messico eguaglier… quello dell'Alaska mentre ci vorranno fino a 90 giorni per tappare le falle che si sono aperte nel fondo del mare quando è affondata Deepwater Horizon. Accusato di aver reagito con lentezza al disastro che investe la stessa regione devastata cinque anni fa dall'uragano Katrina, Obama è tornato a parlare della marea nera oggi dal Giardino delle Rose: «Il governo è pienamente preparato e sta facendo tutto il necessario», ha detto il presidente annunciando di aver chiesto al ministro dell'Interno, Ken Salazar, di far rapporto entro 30 giorni «sulle tecnologie e le precauzioni da prendere per evitare un bis di incidenti come questi». Nel frattempo la Casa Bianca ha congelato i piani di nuove esplorazioni offshore e la Bp, responsabile del disastro perch‚ era suo il petrolio del pozzo esploso, ha fatto buon viso a cattivo gioco: «Non metteremo ostacoli». Il maltempo complica intanto gli sforzi di contenimento in cui sono impiegate tra l'altro una settantina di navi mentre sulle tv americane i meteorologi scandiscono il cammino di quello che dall'alto sembra un serpente dalle scaglie iridescenti che si staglia contro il blu cobalto dell'oceano: tra domani e domenica arriver… in Mississippi e Alabama, lunedì in Florida. Lungo le coste, dove pesca e trivelle sono due facce della stessa medaglia - le attività che consentono la sopravvivenza alle famiglie del luogo - la popolazione si sta preparando al peggio. Bob Abbruscato, un pescatore dell'Alabama, è uscito ieri in mare per quella che teme essere stata l'ultima volta della vita e ha detto, trattenendo a stento le lacrime: «Adesso penso con rimpianto a tutti quelli che ho pescato». Dal microcosmo della vita lungo la costa, alle ripercussioni nei palazzi di Washington. Oltre ai ministri inviati da Obama nella zona del disastro, si è mosso anche il ministro della Giustizia, Eric Holder: i suoi avvocati studiano con le procure eventuali responsabilita che potrebbero coinvolgere il gigante texano Halliburton. Bp si è intanto accollata l'onere si inevitabili risarcimenti: «Se le richieste di danni saranno legittime le onoreremo», ha detto il Ceo, Tony Hayward.
MINACCIA GLI ABISSI La marea nera che ha messo in ginocchio il Golfo del Messico «procede inarrestabile sulle coste statunitensi». «Le statistiche ci insegnano che, in condizioni normali, in caso di sversamento di petrolio in mare non si è mai riusciti a raccogliere più del 10-15 per cento di greggio. L'85%, quindi, finisce sulla costa». Intanto è anche emergenza fondali: «Per la prima volta al mondo uno sversamento di petrolio avviene a una profondità di oltre 1.500 metri». Sotto minaccia un habitat per lo più sconosciuto, che vive «senza giorno e senza notte» e che si può considerare un 'eterno imperturbatò. E, a lungo termine gli effetti riguarderanno, nella fauna, insorgenza di tumori, prole deforme e modificazioni genetiche. A tracciare il drammatico bilancio delle conseguenze dell' affondamento della piattaforma Deepwater Horizon, dieci giorni fa, è Ezio Amato, già responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite. Uccelli 'marchiatì di nero, pesci morti e litorali intaccati: questo è quello che appare subito evidente. E per almeno 50 anni si conteranno i danni. Ma ora la corsa contro il tempo è 'chiudere il rubinettò che, dalle profondità marine, sputa letteralmente litri e litri di greggio al giorno in mare aperto (200mila litri le perdite quotidiane stimate). «Questa è la sfida principale perchè si tratta di porre rimedio - ha detto Amato, che ha condotto le indagini sulla nave dei veleni a largo delle coste cosentine - con un'operazione di robottizzazione a una enorme profondità e lì è come rimettere il tappo a una bottiglia di champagne. Chiudere il flusso è un' operazione molto complicata e molto lunga perchè viene condotta in remoto con i robot che sono filoguidati. Il problema è che il petrolio - ha spiegato l'esperto - non esce da un pozzo come quello dell'acqua ma da minuscole porosità della roccia dalle quali il sistema di pompaggio con la pressione succhia il petrolio». Ma ormai tutta l'area è «impattata». «Il petrolio - ha sottolineato Amato - tende a perdere le frazioni più leggere mentre quelle più pesanti affondano. Ed è quanto è accaduto per i disastri della Prestige, di Erika e della Haven». Un affondamento di «grandissime quantità di inerti che continuano però a mantenere intatte - ha messo in guardia l'esperto di emergenze marine - le caratteristiche di nocività ambientale che hanno effetti a lungo termine». Infatti «l'impatto più importante delle sostanze petrolifere sono gli effetti traslati nel tempo come insorgenze di tumori negli animali, prole deforme, modificazioni genetiche. Sarà poi difficile da mon itorare per esempio per quanto riguarda i tumori del fegato nei pesci che vivono in prossimità dei fondali». In queste ore, ha detto ancora Amato, «occorre minimizzare gli effetti in superficie con le panne galleggianti o i disperdenti. Si è provato anche incendiando il greggio». In profondità si pensa a posizionare un enorme paracadute ancorato al fondo con un tubo attaccato alla cupola che pompa il greggio verso la superficie per recuperarlo «ma - ha sottolineato Amato - mettere a punto questa tecnica è difficilissimo perchè non è stata mai tentata al mondo». «Il risultato - ha concluso l'esperto - è che comunque si tratta di una tragedia in atto che durerà tantissimo e il cui impatto è devastante».
STATO EMERGENZA IN FLORIDA Il governatore della Florida Charlie Christ ha decretato lo stato di emergenza nelle contee della costa per l'arrivo della marea nera.
OBAMA: "FORTE IMPEGNO" Tutta l'amministrazione è fortemente impegnata ad affrontare l'emergenza della marea nera. Lo ha ribadito il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parlando nel giardino delle rose della Casa Bianca. Obama ha detto che il ministro dell'Interno Ken Salazar sta cercando di fare piena luce sulle cause del disastro e che sin dal primo momento tutta la macchina della prevenzione s'è messa in moto nell'intera area colpita.
OBAMA: "PETROLIO SÌ, MA SICUREZZA" L'industria del petrolio è importante per la sicurezza energetica degli Usa ma le trivellazioni offshore vanno fatte «in modo responsabile». Lo ha detto il presidente Barack Obama in una dichiarazione alla Casa Bianca.
OBAMA ORDINA INCHIESTA Il presidente americano Barack Obama ha ordinato un'inchiesta che vada a fondo sull'incidente alla Deepwater Horizon e si aspetta di vederne i risultati entro 30 giorni. Lo ha detto lo stesso presidente alla Casa Bianca.
L'ARIA PUZZA A NEW ORLEANS La marea nera non sta avvelenando solo l'acqua e le coste del profondo sud degli Stati Uniti, ma anche l'aria. L'enorme macchia di greggio sta portando il suo puzzo insopportabile anche a New Orleans. La stampa locale riferisce che in città si sente un odore rivoltante di benzina. «Stamane quando sono uscita - racconta una signora che vive in centro - ho sentito un odore pessimo. L'aria è talmente inquinata che sembra di stare dietro a un camion e respirare continuamente i suoi gas di scarico». La puzza sta disturbando anche i tanti appassionati accorsi in città per il famoso New Orleans Jazz Festival in corso in questi giorni. Aretha Franklin, a sole 10 ore dalla sua performance, ha fatto sapere che staserà non canterà. Tuttavia non è chiaro se la sua scelta di disertare il palco sia stata dettata dagli effetti della marea nera. Non c'è puzza, invece, a Venice, dove il vento sta soffiando forte evitando l'arrivo dei miasmi provenienti dal mare.
AEREI ISPEZIONANO COSTA Aerei della Guardia costiera americana si sono innalzati in volo per ispezionare la costa della Louisiana, dopo le notizie nella notte dell'arrivo sulle spiagge delle prime punte dell'immensa chiazza di petrolio fuoriuscita da una piattaforma nel Golfo del Messico. La marea nera si avvicina quindi alle paludi del delta del Mississippi, minacciando di distruggere un ecosistema fragile e unico. Su impulso del presidente Barack Obama, le autorità americane hanno intanto rafforzato la loro azione per contenere il disastro, mentre la Casa Bianca esclude l'avvio di nuove trivellazioni off shore fino a nuovo ordine. Il segretario per la Sicurezza Interna, Janet Napolitano, ha dichiarato l'incidente di «significato nazionale» aprendo così la strada ad un intervento a livello federale per un disastro che, oltre la Louisiana, minaccia anche Mississippi, Alabama e Florida. Il segretario agli Interni Ken Salazar ha dal canto suo ordinato ispezioni approfondite in tutti gli impianti e le piattaforme petrolifere off shore nel Golfo del Messico. Sia Salazar che Lisa Jackson, capo dell'Agenzia per la protezione Ambientale, sono attesi oggi in Louisiana. La Bp petroleum, proprietaria della piattaforma «Deepwater Horizon», teatro di un esplosione otto giorni fa, ha ammesso ieri che la fuorisucita di petrolio è pari a 5mila barili al giorno, cinque volte più delle precedenti stime.
BP: "IL CONTO È NOSTRO" Il conto per il disastro causato dall'incidente alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico sarà a carico della Bp: lo ha detto un portavoce dell'azienda, Nigel Chapman, interpellato dalla Bbc. «Il conto è nostro - ha spiegato - Tutte le risorse dell'azienda sono concentrate su questo evento, perchè venga gestito rapidamente, in particolare per difendere la costa al meglio possibile. Abbiamo squadre di tecnici al lavoro, equipaggiamento in quantità. Il fine principale, al momento, è proteggere l'ambiente: per questo abbiamo personale e equipaggiamento lungo la costa, per proteggerla. Lo sforzo è ora concentrato lì». Negli ultimi anni la BP è stata coinvolta in diversi incidenti e controversie, e ha dovuto pagare spese ingenti di risarcimento, nonchè multe (solo l'anno scorso 2 milioni di dollari per equipaggiamento non a norma in campi petroliferi lungo il North Slope, in Alaska). Ma secondo gli esperti - che non indicano cifre - il conto potrebbe essere assai più salato, questa volta: oltre alle spese di pulizia, che già ora ammontano a 6 milioni al giorno, Bp potrebbe dover affrontare multe e costi per garantire una maggior sicurezza delle piattaforme che gestisce nel Golfo del Messico. Poi ci saranno i costi legali: sono già scattate due azioni legali legate all'esplosione della Horizon e i possibili danni all'industria per la pesca dei gamberi.
GREENPEACE: "MEDITERRANEO A RISCHIO" Dopo la Louisiana, ora «anche il Mediterraneo è a rischio» marea nera in seguito alle troppe autorizzazioni per trivellazioni per l'estrazione di petrolio, soprattutto nell'Adriatico e ora anche a largo delle isole Tremiti. Questa la denuncia di Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace. «Non basta l'ultima tragedia in Louisiana - spiega Giannì - decenni di maree nere non ci hanno insegnato niente: in Italia, il governo continua a rilasciare autorizzazioni a valanga, soprattutto in Adriatico e, da ultimo, anche al largo delle isole Tremiti». Secondo Giannì «ormai è tempo di dedicarsi davvero alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica. Così, invece di uccidere i lavoratori, potremo creare migliaia di posti di lavoro e raggiungere una maggiore indipendenza energetica». L'unica soluzione, conclude il direttore delle campagne dell'associazione, è «smetterla con le esplorazioni offshore e avviare una decisa rivoluzione energetica per liberarci dalla schiavitù del petrolio e dai pericoli del trasporto degli idrocarburi».
RECUPERO FLORA E FAUNA IN 1-2 GENRAZIONI Se gli interventi di arginamento, pulitura e ripristino ambientale vengono fatti tempestivamente, i danni provocati da petrolio e idrocarburi a flora e fauna marina si recuperano nel giro di una-due generazioni per ciascuna specie: da 1 giorno della farfalla a 10 anni della tartaruga». A spiegarlo è Ennio Marsella, geologo marino del Cnr. «Il nostro pianeta ha una grande capacità di autorigenerazione - precisa - e se si agisce subito, i danni a piante ed animali nel mare sono limitati nel tempo, nel senso che dopo una o due generazioni gli effetti si perdono». Le tragedie dei disastri ambientali verificatesi negli ultimi decenni hanno consentito di mettere a punto ed elaborare nuovi strumenti di contrasto e riparazione dei danni. «La maggior parte delle azioni - continua - viene fatta nell'emergenza, cercando di arginare la marea nera con diaframmi galleggianti, diluenti, schiumogeni e roghi. Dopo di che si procede ad una pulitura meccanica, con tanto di spazzola e sapone, di tutto ciò che è stato toccato dal petrolio. O chimica, con prodotti per l'emulsione della pellicola lasciata dal petrolio». In caso di forte inquinamento, si adoperano dei «batteri, brevettati negli ultimi anni, che per sopravvivere si cibano di petrolio». Certo, se una massa di petrolio come quella che sta interessando ora la Lousiana, conclude Marsella, «dovesse incontrare una di quelle chiazze di spazzatura che galleggiano nell'Oceano, i problemi sarebbero ben più grossi».
CASA BIANCA: «STOP A TRIVELLAZIONI» La Casa Bianca ha annunciato lo stop alle trivellazioni petrolifere in nuove aree fino a che non verrà verificata la causa che ha determinato la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico. Il consigliere della Casa Bianca David Axelrod ha annunciato il cambio di rotta alla Abc: «Non è stata autorizzata nè sarà autorizzata nessuna nuova trivellazione finchè non scopriamo quel che è successo e se è successo qualcosa di unico e di prevenibilè, ha detto Axelrod a Good Morning America. Axelrod è stato categorico: «Nessuna trivellazione in nuove aree andrà avanti finchè non sarà stata fatta una revisione adeguata di quel che è successo alla Deepwater Horizon e quel che è proposto altrove». Osteggiato dagli ambientalisti, il presidente Barack Oabma aveva annunciato alcune settimane fa un nuovo piano di trivellazioni al largo delle coste atlantiche e del Golfo del Messico per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio straniero.
«PRIMA VOLTA SVERSAMENTO A 1.500 KM DI PROFONDITÀ» Quella della marea nera nel Golfo del Messico «è una tragedia in atto che durerà tantissimo ed è la prima volta al mondo che lo sversamento di greggio avviene a oltre 1.500 metri di profondità». Lo ha detto Ezio Amato già responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite. Il pericolo, ha riferito Amato, è quello di «intaccare un ecosistema per lo più sconosciuto alla scienza in un ambiente che un 'eterno imperturbatò, dove non esiste nè giorno nè notte. Quindi si possono immaginare disastri incommensurabili che non sapremo mai».
ESPERTO: «80% SULLE COSTE» La marea nera nel Golfo del Messico «è inarrestabile, sulle coste si riverserà l'80% di greggio». Lo ha detto Ezio Amato già responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite. «L'80% di greggio si riverserà sulle coste, solo al massimo un 10-20% verrà recuperato dalla superficie», ha detto Amato, il ricercatore che ha partecipato lo scorso autunno alle indagini sulla nave dei veleni a largo delle coste calabresi cosentine. I disperdenti «sono solo maquillage» in questa situazione, e per le coste, ha detto Amato, «non c'è più niente da fare», mentre il problema più grande è sul fondo dove occorre assolutamente fermare la fuoriuscita del greggio. «Si tratta di un'operazione di robotizzazione estremamente difficile a una profondità di 1.500 metri. Il petrolio - ha spiegato Amato - non esce da un pozzo come quello dell'acqua ma da minuscole porosità della roccia dalle quali il sistema di pompaggio con la pressione succhia il petrolio. Quindi i robot, filoguidati, con telecamere, sonar e due braccia manipolatrici che avvitano e svitano è come se dovessero rimettere un tappo a una bottiglia di champagne».
L'ARRIVO Onda dopo onda la marea nera della Bp è arrivata a lambire le coste della Louisiana: i primi tentacoli di petrolio, le propaggini avanzate della gigantesca macchia di greggio fuoriuscita da un pozzo sottomarino del colosso britannico dell'energia, sono state avvistate al tramonto di ieri sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana. La perdita dopo l'incidente della Deepwater Horizon si era rivelata ieri cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto, con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato ieri e stanotte a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti. La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, ieri l'aria era diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile. Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson oggi raggiungono il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la casa Bianca, commenta oggi il Washington Post, la marea nera presneta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore. Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate. Obama ha promesso ai governatori ogni risorsa disponibile, Bobby Jindal, della Louisiana, ha chiesto fondi per mobilitare 6.000 uomini della Guardia Nazionale. Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso ieri l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.
PRESTIGIACOMO: «ENORME PREOCCUPAZIONE» L'Italia segue con «un'enorme preoccupazione» la vicenda della macchia di petrolio che lambisce le coste degli Stati Uniti. Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Stefania Presitigiacomo, che da ieri è in Cina per rappresentare l'Italia all' apertura dell' Expo Universale di Shanghai. «La stiamo seguendo a distanza e c'è poco che possiamo fare, di solito interveniamo con i nostri mezzi ma in questo caso siamo fuori dalle nostre acque territoriali. La seguiamo con enorme, enorme preoccupazione, perchè abbiamo visto che c'è stato un ritardo negli interventi e i danni all'ambiente potrebbero essere giganteschi». «Ci auguriamo che la marea nera si possa contenere e risucchiare», ha concluso il ministro.
1 maggio 2010
fonte: leggo.it
1 commento:
michiamo giovanni sicilia espongo il mio commento, con la mia esperienza marina, la soluzione al poblema si puo risolvere con un sistema vecchissimo , calcolando la pressione di profondita la pessione di fuoriuscita del greggio e convogliare il tutto e trovare il lato negativo,posso inviarvi anche uno schizzo, saluti da giovanni sigilia
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