giovedì 29 aprile 2010

1000?... NO 5000!!!

5000 barili al giorno...


la figura sopra dà le dimensione della catastrofe ambientale
che si è abbattuta sul Golfo del Messico e mostra
quello che potrebbe accadere da noi nel nostro mare
Adriatico dove l'assalto dei petrolieri e sempre più
insistente e i nostri politici sempre più indifferenti
e superficiali, senza considerare che il nostro mare è
UN BACINO CHIUSO, e tutto sarà irrimediabilmente
perso per sempre...

Vescovi contro il petrolio e per acqua pubblica

martedì 27 aprile 2010

Tossicodipendenza da Petrolio?... e addio alle coste Abruzzesi!!!

Ennesimo disastro ambientale causa IDROCARBURI,
questa volta è toccato al Golfo del Messico
5000 barili al giorno
sputati dal ventre della terra in mare


Trivella Deepwater Horizon
L'immagine “http://www.deepwater.com/_filelib/ImageGallery/fleet/Horizon.jpg” non può essere visualizzata, perché contiene degli errori.
la piattaforma-trivella esplorativa
Deepwater Horizon
della Transocean
noleggiata dalla BP plc (BRITISH PETROLEUM)
che vedete in fiamme nei video qui sotto.
La Transocean è la stessa ditta che ha noleggiato
la G.H. Galloway
alla Medoil Gas Italia per perforare il pozzo
"OMBRINA MARE 2"
nel nostro Adriatico a
5,5 Kilometri
dalla costa e NON a
80 Kilometri
dalla costa come
la Deepwater Horizon nel
Golfo del Mssico.

SPERIAMO CHE IL NOSTRO
GOVERNATORE
GIANNI CHIODI
LO SAPPIA!!!



la macchia di petrolio si estende su di una
superficie di due volte il comune di Roma







domenica 18 aprile 2010

lettera di MARIA RITA D'ORSOGNA


Buon pomeriggio a tutti,

Purtroppo come saprete, a causa delle eruzioni vulcaniche in Islanda, non posso essere presente di persona a questa nostra manifestazione. So che siete tanti, e vi saluto affettuosamente e con la grinta di sempre, anche se non sono presente di persona.

Mi dispiace moltissimo mancare a questo evento, perche’ ci tenevo davvero a ribadire assieme a voi tutti, e dal profondo del cuore, il nostro no all’Abruzzo petrolifero e si ad uno sviluppo sano, sostenibile e di benessere vero per tutti.

Anche se sono lontano pero’, voglio lo stesso dire alle ditte petrolifere di mezzo mondo che non gli permetteremo di distruggere tutto quello che di buono ci hanno lasciato le generazioni passate. Che siamo piu’ intelligenti delle loro storielle sulla compatibilita’ fra raffinerie e agricoltura. Che qui non sono benvenuti. Che non siamo in svendita. Punto.

Non ci riusciranno a trivellarci, si mettano il cuore in pace.

Noi vogliamo preservare e migliorare la nostra regione per le generazioni future e non bucherellarla alla meno peggio come se fossimo un deserto abbandonato.

Meta’ regione e’ sotto attacco. I progetti petroliferi vanno avanti e riguardano circa un milione di persone. Dal lago di Bomba, a Pineto, da San Vito Marina alla Majella, da Casalbordino a Silvi, da Teramo a Sulmona, ci siamo tutti dentro assieme.

I progetti sono uno piu’ scellerati dell’altro. Vogliono trivellare il lago di Bomba, dove il territorio e’ fragile e dove i petrolieri stessi parlano di rischio smottamenti, sprofondamenti e cedimenti della diga. Vogliono mettere il centro oli nel mare di Rocca san Giovanni, un enorme nave galleggiante con inceneritore a fiamma costante da cui verranno emesse decine di tonnellate di fumi inquinanti al giorno, e centinaia di tonnellate di rifiuti tossici e speciali ogni giorno. Proprio una bella visuale lungo la costa dei trabocchi, la Catalogna d’Italia!

Se glielo lasciamo fare, questo sara’ lo scenario in molte localita’ d’Abruzzo.

Dobbiamo veramente essere tutti uniti in questa battaglia e mostrare solidarieta’ fra di noi, perche’ trivellare Pineto o Bomba e’ la stessa cosa: una volta che i petrolieri arrivano in una regione se ne impadroniscono e pensano di poter fare quello che gli pare.

Ormai lo sanno anche i sassi che il nostro petrolio e’ scadente, e’ carico di impurita’ sulfuree, e’ scomodo da estrarre ed e’ anche poco. Trivellarci sara’ un processo irreversibile di inquinamento, malattie, rischi di subsidenza, di scoppi e di incendi, in mare ed in terraferma da cui non trarremo nulla di buono. Proprio nulla. Lasciamo il nostro petrolio dove l’ha messo madre natura – sottoterra.

D’altro canto, se uno perde un po di tempo a leggere la stampa straniera si scoprono che hanno tutti da dire delle cose belle sull’Abruzzo. Il Times di Londra dice che venire in Abruzzo e’ una delle 10 avventure piu’ belle della vita.

Capite cosa abbiamo? Non ci hanno messo Parigi o Cortina d’Ampezzo o la Toscana. Ci hanno messo l’Abruzzo!

La stampa straneira dice che siamo a meta’ fra il Tibet e la California, dice che siamo l’Himalaya d’Europa, dice che i nostri vini e il nostro olio sono eccellenti.

Non possiamo vanificare tutto questo. E’ un insulto alla nostra storia, e alle generazioni passate che tanto hanno sofferto per lasciarci l’Abruzzo che conosciamo oggi. Dobbiamo invece renderci conto di quanto sia speciale quello che abbiamo e di quanto valga la pena proteggerlo e volerlo migliorare.

E a prescindere da tutto questo, brutta o bella che sia – ma e’ bellissima – l’Abruzzo e’ la nostra casa!

L’altro giorno parlavo con Antonella, una mia amica della Basilicata, dove si trivella gia’ da 15 anni.

Chiunque abbia anche solo un pochino letto delle estrazioni petrolifere in Basilicata sa che da quelle parti il petrolio e’ stata una maledizione.

In Basilicata sono piu’ poveri, hanno il petrolio dentro il miele, la produzione di vino e di olio e’ dimezzata, i tumori aumentano, la gente emigra, meleti, vigne, e falde acquifere sono inquinate. L’ENI e’ sotto processo per inquinamento, ma intanto - siccome non ci si accontenta mai - , continua a proporre di trivellare parchi, ospedali, mari e campi come se nulla fosse.

La mia amica a un certo punto mi ha detto: “ormai la val d’Agri e’ rovinata”. E lo diceva con la rassegnazione di chi pensa che sia ormai tutto perduto per quell’angolo del pianeta.

Io non lo voglio questo per l’Abruzzo. Non voglio un giorno dovermi rigirare e dire l’Abruzzo e’ ormai rovinato.

E il tempo di agire, per tutti gli Abruzzesi - vicini e lontano - e’ adesso.

Adesso e’ il momento che tutti ci rendiamo conto che dobbiamo fare la nostra parte.

Adesso c’e’ da protestare, adesso c’e’da fare le domande difficili, adesso c’e’ da fare pressione sulla nostra classe politica affinche’ si facciano interpreti della nostra volonta’ di popolo.

Li abbiamo votati per questo, affinche’ ci proteggano e si adoperino per il bene comune e non solo a chiacchere come dei timidi prelatini alla don Abbondio.

E se il coraggio i nostri politici non ce l’hanno, e’ l’ora che se lo diano: e siamo noi a dover fare scattare la clessidra.

C’e’ una frase di Thomas Jefferson che dice “il prezzo da pagare per la democrazia e’ l’eterna vigilanza”. Queste parole lui le ha dette nel 1790. Gia’ da allora aveva capito che l’unica condizione per avere una societa’ sana e’ quella in cui noi tutti sentiamo di avere a cuore la cosa pubblica e ne siamo protagonisti attivi. Altrimenti tutti ne approfittano.

La democrazia non e’ una scatola vuota che qualcuno ci ha regalato, ma e’ un impegno quotidiano, qualcosa che dobbiamo meritarci, e che parte dalle piccole cose, per il petrolio e per tutto il nostro vivere civile.

Non ci salva nessuno, sapete, siamo noi a dover salvare noi stessi. Non basta dire “speriamo che ci ripensino” oppure “ci sara’ pure qualcuno che li fermera’”.

E chi li ferma? Superman?

No, quel qualcuno e’ ciascuno di noi, ogni santo giorno, con ogni azione piccola o grande che sia. Sta qui il sale della democrazia.

In questi mesi abbiamo fatto delle cose bellissime. Non dobbiamo mai dimenticare che tre anni fa l’ENI – la settima ditta petrolifera piu’ grande del mondo – aveva tutto pronto ad Ortona, carte, permessi, intenti di trivellare e un sindaco favorevole alle trivelle fra i campi del Montepulciano. Era tutto contro di noi.

E invece dopo tre anni il centro oli di Ortona non si e’ ancora costruito. A Pescara nell’unico dibattito pubblico che hanno avuto con la gente, l’ENI se n’e’ andata con la coda fra le gambe. E lo stesso e’ successo a Bomba, con quelli della Forest Oil di Denver. Il merito di tutto questo e’ solo ed esclusivamente di noi cittadini che per mesi abbiamo informato, assillato i politici, il clero e chiunque volesse ascoltarci.

Tutto questo deve darci coraggio per tutte le altre battaglie petrolifere e non di questa regione, di questa nazione a dire la verita’. Deve farci capire che non e’ vero che i potenti vicono sempre. Che se ci impegnamo, e non ci stanchiamo e siamo uniti, tanti e piu’ testardi di loro, senza paura e liberi dentro, il bene puo’ vincere.

Ma questo ci impone coraggio. Ci impone che quando vediamo le cose storte alziamo la voce e senza paura. Ci impone di fare sempre le scelte difficili nella vita, ci impone di non avere scheletri nell’armadio. Ci impone di essere liberi e onesti.

Non ci dobbiamo spaventare se vediamo la montagna davanti e ci pare impossibile da superare. Basta solo concentrarsi sul passettino che possiamo fare oggi, ma con in mente quella montagna per il domani.

Basta solo partire, tutto il resto verra’ da se, se c’e’ la sincerita’ e la voglia.

Quando questa storia e’ iniziata per me, ero nella mia tranquilla casetta in California, a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Non conoscevo nessuno, i miei amici mi dicevano di lasciar perdere perche’ era troppo difficile, “l’ENI e’ potente”, “sta tutto gia deciso”, “non ne vale la pena”.
Ma non ho dato retta a nessuno.

Per cosa altro ne vale la pena nella vita? Quante volte ci capitera’ di poter fare qualcosa di buono, di poter lasciare un segno tangibile della nostra presenza su questa terra, e per una qualcosa di piu’ grande che noi stessi?

Per cosa altro vogliamo lottare se non per la nostra terra?

L’Abruzzo e’ nostro, non e’ di nessun’altro, ed e’ per questo che ci dobbiamo impegnare e dobbiamo volerle bene.

Cosa c’e’ da fare allora? Nel concreto?

Il ministero non ha ancora deciso se dare l’autorizzazione per costruire il centro oli al mare, se mettere i pozzi di petrolio a Vasto o a Casalbordino o al lago di Bomba.

Ciascuno di noi puo’ tornare a casa e scrivere una lettera agli enti preposti in cui si esprime la propria contrarierta’ a questi progetti. E’ tutto su internet, basta cercare, chiedere, ci sono facsimili, ci sono comitati. Basta solo avere la voglia di partire e di fare. Non e’ difficile. Si puo’ scrivere a Gianni Chiodi, alla stampa nazionale, ai programmi televisivi. Si possono organizzare eventi, coinvolgimenti coi ragazzi, con i turisti, con i commercianti.

La vita e’ di chi se la prende.

L’ultimo pensiero e’ per i giovani. Spero che questa battaglia del petrolio vi interessi, e ve ne sentiate protagonisti e non solo perche’ alla fine l’Abruzzo del futuro e’ vostro, e perche’ un giorno sarete chiamati voi a governare e a decidere per questo paese, ma perche’ la vita’ e’ un po piu’ bella se si riesce a darle un senso e se si trova un ideale da portare avanti. Un abbraccio speciale ai ragazzi dell’ istituto Cesare di Titta e ai loro insegnanti – specie a Valentina, Danilo e Katia.

Grazie a tutti – ai sindaci presenti, agli enti ufficiali, alle associazioni, a tutti quelli che si sono spesi per l’evento – so che ha portato via tempo, lavoro, energia. Un grazie speciale a Emilio e tutti gli altri che hanno lavorato senza sosta.

Quando vengo in Abruzzo e’ sempre tutto cosi’ concitato - fra persone eventi, posti da visitare, e ho sempre poco tempo per pensare, per riflettere su questo attivismo quasi casuale della mia vita.

Ma ogni volta che passo fra le vigne fra Guastameroli e Lanciano, li c’e’ tutto il nostro incanto.

Lo so che stiamo facendo bene.


Santa Monica, CA 18 Aprile 2010
MRD