venerdì 29 maggio 2009

CHI È LA PETROCELTIC?

PETROCELTIC ELSA Petroceltic Elsa è controllata al 100% dalla società irlandese Petroceltic International PLC, che è quotata sull’Alternative Investment Market della Borsa di Londra e nell’IEX della Borsa irlandese.
La Società svolge attività di ricerca di idrocarburi in Italia dal 2005.
Attualmente, Petroceltic Elsa è titolare e operatore di quattro permessi di ricerca e titolare di altri tre permessi di ricerca. In questi ultimi tre, gli operatori sono Vega Oil ed Eni.
Inoltre, Petroceltic Elsa ha nove istanze esclusive per permesso di ricerca e due istanze in concorrenza, delle quali Petroceltic Elsa è operatore di tutte tranne una.
Il portafoglio è concentrato su un “oil play” nell’Adriatico Centrale e su un “gas play” nella Valle del Po.
(aggiornato al 7 maggio 2008)
da Assomineraria

Titoli minerari in cui è presente come operatore la società PETROCELTIC ELSA
PETROCELTIC ELSA S.r.l.
(c.f. n.08662141004) con sede in Roma,Via Paola, 24, int. 7 (C.a.p. 00186).

N.B.: i vari link si collegano al sito ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico, e nello specifico all'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia UNMIG.

N.B: In rosso concessioni che interessa l'Abruzzo.

PERMESSI DI RICERCA IN TERRAFERMA

6 titoli per complessivi 1.609,56 Kmq
Presente come Numero titoliArea (Kmq)Titoli
Unico titolare124,20CASE SPARSE
Rappresentante unico31.079,75CARISIO
CASALNOCETO
VERCELLI
Contitolare2505,61CIVITAQUANA
TORRENTE NURE

PERMESSI DI RICERCA NEL SOTTOFONDO MARINO

1 titolo per 50,67 Kmq
Presente come Numero titoliArea (Kmq)Titoli
Contitolare150,67B.R268.RG



JOINT-VENTURES
Ditte con cui la società PETROCELTIC ELSA opera in joint-venture e relativi titoli minerari

ENICARISIO
TORRENTE NURE
VERCELLI
GAS PLUS ITALIANACASALNOCETO
PETROREP ITALIANATORRENTE NURE
SOCIETÀ COSTRUZIONE CONDOTTECARISIO
VEGA OILB.R268.RG
CIVITAQUANA

fonte: Ministero dello Sviluppo Economico UNMIG.


INTERESSI DELLA PETROCELTIC ELSA IN ABRUZZO

Di seguito sono riportati i permessi di ricerca già accordati che verosimilmente da alla Petroceltic Elsa il permesso anche di trivellare se le ricerche con i metodi attuali della sismica danno esito positivo:
B.R268.RG
CIVITAQUANA
Qui invece sono le domande inoltrate dalla Petrolceltic per fare ricerca nel sottofondo marino, ma ancora non accordate:
d.492 B.R-.EL
d.493 B.R-.EL
d.494 B.R-.EL
d.495 B.R-.EL
d.496 B.R-.EL
d.497 B.R-.EL
d.498 B.R-.EL (ISOLE TREMITI)
d.499 B.R-.EL
d.500 B.R-.EL
d.505 B.R-.EL
Per una visione panoramica generale di tutti i permessi di ricerca e le istanze di permesso di ricerca della Petroceltic Elsa, di seguito l'immagine grafica dal documento annuale della Petroceltic Elsa:

venerdì 22 maggio 2009

Petrolio, passa nuovo decreto:«tutto si decide a Roma: scavalcati i sindaci»ABRUZZO. Lo scorso 14 maggio il Senato ha approvato il Decreto Legge 1195

ABRUZZO. Lo scorso 14 maggio il Senato ha approvato il Decreto Legge 1195 che reca “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”.

Il provvedimento adesso passerà alla Camera dei Deputati per il voto definitivo che, secondo il Ministro Scajola, dovrebbe avvenire non oltre l’estate.
«Con riferimento ai permessi di ricerca e le concessioni per estrarre petrolio e metano», spiegano Enrico Robuffo, vice commissario Provinciale Teramo Udc, ed Enrico Gagliano, candidato al collegio Giulianova 2, «rispetto al testo licenziato lo scorso anno dalla Camera purtroppo non è intervenuta alcuna sostanziale variazione».
«L’unica novità di rilievo –se così si può chiamare», continuano i due, «è stata introdotta dall’articolo 27 frutto di un emendamento presentato dalla Lega Nord, e consiste nel fatto che le royalties che le società petrolifere dovranno versare allo Stato, alle Regioni ed ai Comuni per le produzioni ottenute in terraferma a decorrere dal 1° gennaio 2009 passeranno dall’attuale 7 ad un 10% e che il maggiore introito andrà a finanziare un Fondo per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti nelle regioni interessate dalle attività petrolifere a terra».
La notizia è stata ripresa anche dal blog di Maria Rita D’Orsogna, professoressa presso la California State University di Los Angeles che da mesi si sta battendo per una «giusta informazione» in merito alla petrolizzazione nella sua terra d’origine.
La D’Orsogna ha analizzato il testo approvato e ha mosso alcune contestazioni.
Con le modifiche al testo «si rende specifico per la prima volta», spiega, «che l'unica sede di discussione e' l'ufficio territoriale minerario, che fa capo al ministero dello sviluppo economico, che sarebbe poi Scajola».
Praticamente dicono «che e' solo Roma a decidere. Sindaci e regioni non contano più nulla. Per di più viene specificato che ai comuni gli viene solo detto alla fine che il permesso e' stato accordato, e non prima o quando l'istanza di ricerca viene presentata, cosi magari il comune può presentare un ricorso, intervenire preventivamente, o fare delle osservazioni prima che il governo gli dica si. Magari anche solo farlo sapere alla gente».
Nella prima istanza di presentazione di questa legge, la 1441 nel comma 82 c'era una frase che diceva: “Gli atti di cui al comma 77 indicano le prescrizioni e gli obblighi di informativa posti a carico del richiedente per garantire la tutela ambientale e dei beni culturali”.
«Questa frase e' stata cancellata», contesta la D’Orsogna, «nella versione finale ed e' nello stesso spirito del "facciamo glielo sapere alla gente solo alla fine". Con questa nuova legge i petrolieri non hanno nessun obbligo di rendere la gente partecipe o di informarla. Nessuno saprà niente finchè non vedremo la terra messa a soqquadro da ruspe e petrolieri. Proprio una democrazia moderna».
Infine, l'ultima osservazione e' che tutto viene fatto retroattivamente.
Prima, nella proposta 1441 si diceva che il nuovo processo era valido per tutti i procedimenti “eccetto quelli per i quali sia completata la procedura di valutazione di impatto ambientale, ovvero quelli per cui sia in corso di conclusione il relativo procedimento su dichiarazione del proponente”.
Questa frase e' stata cambiata con: “eccetto quelli per i quali sia completata la procedura per il rilascio dell’intesa da parte della regione competente”.
«Cioè la legge», commenta D’Orsogna, «e' rettroattiva per tutti, ad eccezione quelli per cui sindaci e regioni hanno già detto sì alle trivelle. Ci prendono pure in giro».
Intanto per domenica prossima, 24 maggio alle ore 16,30 a Corropoli, presso l'Abbazia Celestiniana, è stato organizzato da Abruzzo difesa Beni Comuni un incontro in cui interverranno Maria Rita D'Orsogna e il presidente della Provincia di Teramo Ermino D'Agostino, il Presidente dell'Unione dei Comuni della Val Vibrata Dino Pepe.
Si discuterà dell'autorizzazione del ministro Scajola data alla Po Valley, per le trivellazioni nel cuore del Parco del Curone, in provincia di Lecco, senza che la Provincia e le Amministrazioni Comunali ne fossero stati preventivamente informati.

18/05/2009 9.12

PrimaDaNoi

Riferimento al blog di Maria Rita D'Orsogna dove analizza alcuni aspetti del famigerato ddl 1195

domenica 17 maggio 2009

L'ABRUZZO PROPIETÀ DI BERLUSCONI




Dal sito di Carlo Costantini riporto le sue dichiarazioni del 14 gennaio 2009, dove esprimeva le sue preoccupazioni confermate, purtroppo, dalla approvazione al senato del Decreto Legge 1195, in data 14 Maggio 2009, ora ci sarà un passaggio veloce alla Camera e poi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, poi per noi Abruzzesi inizierà il periodo più buio della nostra storia!

Riporto ciò che dichiarava Carlo Costantini (Italia dei Valori) il 14 gennaio 2009:

"Oggi chiederò al senatore dell'Italia dei Valori Alfonso Mascitelli di presentare alcuni emendamenti al disegno di legge 1441 ter, che è ora in esame del Senato, e il numero 1195. In particolare mi soffermerò su tre emendamenti, che racchiudono il senso delle preoccupazioni che sono emerse durante la campagna elettorale in Abruzzo.

Un primo emendamento si interesserà dell'articolo 16, del comma 19, nella parte in cui prevede che la valutazione di impatto ambientale, per il rilascio dell'autorizzazione alla perforazione del pozzo esplorativo, non sia più di competenza della Regione, ma diventi di competenza dell'ufficio territoriale minerario per gli idrocarburi e per la geotermia competente. Presenterò un emendamento per sostituire la competenza di questo ente nazionale la competenza della Regione Abruzzo. Credo che per interventi cosi impattanti sul territorio, di cui abbiamo parlato diffusamente in moltissime occasioni, le procedure di valutazione di impatto ambientale devono restare di competenza regionale.

Presenterò poi un secondo emendamento che interessa sempre il comma 19 dell'articolo 16, ed interessa in particolare il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terra ferma. Il procedimento per il rilascio di questo tipo di autorizzazione esclude completamente i comuni, il sistema delle autonomie locali. Nella parte conclusiva di questo comma è scritto infatti che il rilascio del permesso di ricerca è data comunicazione ai comuni interessati. In buona sostanza le amministrazioni comunali dovrebbero subire a loro insaputa l'evoluzione di tutto il procedimento amministrativo finalizzato al rilascio del permesso per ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi sulla terra ferma, e dovrebbero essere posti a conoscenza del rilascio del permesso solo a procedimento amministrativo ormai ultimato. Presenterò un emendamento per fare in modo che i comuni diventino protagonisti di questo procedimento amministrativo ed abbiano in pieno la possibilità di partecipare.

Un terzo emendamento che intendo presentare interessa il comma 20 dell'articolo 16, il quale prevede che queste norme più permissive, che attenuano il potere di contrasto del sistema delle autonomie locali e delle regioni, valgano anche per i procedimenti già in itinere, ossia per le domande già presentate. Credo che queste domande debbano essere disciplinate dalla precedente normativa. Diversamente, questa normativa potrebbe essere interpretata come una sorta di condono per procedimenti amministrativi avviati prima dell'entrata in vigore di questa legge che potrebbero non avere i presupposti e i requisiti necessari per andare avanti. Nessun condono, nessuna sanatoria, i procedimenti amministrativi avviati prima dell'entrata in vigore di questa legge devono continuare ad essere valutati dalla normativa previgente.

Cercherò di concentrare la mia attenzione su questi tre emendamenti, sapendo che in commissione al Senato difficilmente verranno approvati, se cosi dovesse accedere li ripresenteremo in Senato e alla Camera dei Deputati.
E' una battaglia fondamentale. Parliamo di attività di ricerca, di estrazione e di coltivazione di materiali che determinano un effetto impattante nel territorio. Se pensiamo alla vicenda di Contrada Feudo, e un po a tutte le attività che potrebbero interessare il nostro territorio, riusciamo immediatamente a comprendere quanto sarà forte l'impatto sul territorio grazie a questo tipo di iniziative. Il fatto che lo Stato voglia avocare a se la gestione delle procedure di valutazione di impatto ambientale, annullando il potere di interdizione delle amministrazioni che rappresentano i territori, prima tra tutte la Regione, è una circostanza che francamente mi preoccupa.

Avevo detto che avrei proseguito questa battaglia in difesa del territorio e dell'ambiente della regione Abruzzo. Insieme all'Italia dei Valori, e nello specifico insieme al senatore Alfonso Mascitelli, proseguiremo in questa direzione.
"

dal blog di Maria Rita D'Orsogna troverete spiegazioni più esaurienti e complete.

domenica 10 maggio 2009

Mediterranean Oil and Gas plc (MOG) e il pozzo "OMBRINA MARE 2"

immagine da PrimaDaNoi

PIATTAFORMA GALLOWAY PER TRIVELLAZIONI ESPLORATIVE
DIFRONTE FOSSACESIA - SAN VITO

dal sito della Mediterranean Oil & Gas plc

Il pozzo di Petrolio "Ombrina Mare 2" si trova a circa 5 Km dalla costa di San Vito zona dei Trabocchi, secondo la titolare della concessione La Medoilgas Italia (Medit), Società del gruppo Mediterranean Oil & Gas Plc (MOG) nel 2011 inizieranno i lavori per la costruzione della piattaforma sopra il pozzo e nel 2012 inizieranno l'estrazione del greggio e la vedremo li per i prossimi 20 - 30 anni.

nella tabella i piani industriali della compagnia


grafico del tempo in rapporto alle estrazioni

tabella e grafico dal documento della:
Mediterranean Oil & Gas Plc

Qui invece troverete i dettagli del titolo
d 30 BC MD
dove si trova il pozzo
"Ombrina Mare 2"
e qui la cartina su google maps
direttamente dal sito del
Ministero dello Sviluppo Economico
UNMIG
dove sono reperite queste informazioni.

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venerdì 8 maggio 2009

Scaroni (Eni):«il Centro oli di Ortona non lo faremo»



L’AQUILA. «Non lo faremo». Più in alto di così forse non si può. L’assicurazione arriva dall’amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, che alla domanda di un giornalista sulla realizzazione del centro oli di Ortona ha chiarito definitivamente quanto era già stato minacciato in passato.


«La nostra decisione di investire nel Centro di ricerca dell'Aquila - ha aggiunto Scaroni - non ha niente a che vedere con il centro oli di Ortona, anche perche' la nostra decisione di rinunciarvi e' precedente».
Infatti l’Eni ha siglato oggi un protocollo d'intesa per la progettazione e costruzione di un Centro di ricerca presso la citta' dell'Aquila e l'elaborazione di un progetto di fattibilita' per la realizzazione di una centrale di teleriscaldamento, sempre presso la citta' abruzzese.
La firma, presso la scuola della Guardia di Finanza di Coppito, e' avvenuta alla presenza del ministro dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca, Mariastella Gelmini, il Rettore dell'Universita' dell'Aquila, Ferdinando Di Orio, il presidente e l'amministratore delegato di Eni, Roberto Poli e Paolo Scaroni.
Secondo il protocollo, inoltre, Eni accogliera' per tre anni nelle proprie strutture di ricerca 50 tra dottorandi e ricercatori dell'Universita' dell'Aquila per consentire la continuazione delle attivita'.
I programmi e le attivita' che i ricercatori ospitati svolgeranno presso le strutture Eni saranno concordate con le direzioni dell'Ateneo.
L'ospitalita' comprendera' trasferimento, vitto, alloggio e accesso ai laboratori Eni, nonche' la possibilita' di borse di studio o contratti a progetto 'ad hoc' da parte di Eni.
Il nuovo Centro di ricerca, che verra' realizzato da Eni per l'Universita' dell'Aquila e sara' focalizzato principalmente su energia e ambiente, sara' dotato di una casa alloggio per ricercatori e studenti dalla capacita' di 100 posti.
La struttura, che sorgera' su un'area di circa 7.500 metri quadrati, ospitera' 50 laboratori, oltre ad aree tecniche, aule e uffici e sara' realizzata utilizzando tecnologie sostenibili e fonti energetiche rinnovabili.
Lo studio di fattibilita' per la centrale di teleriscaldamento, destinata alla citta' dell'Aquila, sara' ad alta sostenibilita' ambientale e sara' condotto da Enipower congiuntamente con l'Ateneo del capoluogo abruzzese.
L'eventuale realizzazione della centrale, qualora lo studio di fattibilita' dimostri la sostenibilita' tecnico-economica dell'iniziativa, sara' avviata previo ottenimento delle autorizzazioni necessarie.
L'impianto sara' alimentato da gas naturale e biomasse, che contribuiranno con una potenza termica complessiva di 120 megawatt termici (di cui 10 derivanti da biomasse e il resto da gas naturale).
Con questo progetto - e' stato spiegato - Eni intende contribuire con risorse umane, finanziare e strutturali alla ripresa e al rilancio delle attivita' di ricerca dell'Ateneo dell'Aquila che in conseguenza del sisma dello scorso 6 aprile ha subito gravi danni, tali da compromettere la continuazione delle attivita' didattiche e di ricerca.
Il progetto, volto prevalentemente a sostenere e valorizzare i ricercatori e le attivita' dell'Universita' abruzzese, rientra nel costante impegno di Eni per la sostenibilita' dello sviluppo e dell'energia, che implica la realizzazione di iniziative concrete per mettere in condizione i territori in cui la compagnia opera di svilupparsi in modo autonomo e sostenibile.
Quanto potrebbe costare tale investimento?
«20 milioni di euro», ha detto Scaroni.
«Cerchiamo di fare qualche cosa che traguardi il futuro e valorizzi quello che Eni sa e puo' fare», ha aggiunto, «e che sia anche qualche cosa che costruisca su quanto oggi c'e' a L'Aquila guardando al futuro».
«L'idea - ha proseguito Scaroni - e' nata da queste considerazioni. Ci siamo detti 'L'Aquila ha una universita' prestigiosa, un'universita' che e' il centro della citta' e che va consolidata e potenziata per il futuro'. In particolare - ha detto- ha delle facolta' scientifiche che svolgono attivita' didattica e di ricerca che sono molto rilevanti per Eni e mi riferisco a Scienze, Biotecnologie e Ingegneria. I centri di ricerca attualmente presenti nell'ateneo aquilano sono danneggiati e quindi abbiamo costruito un progetto che prevede di ospitare, da subito, 50 ricercatori nei nostri due centri di ricerca di Novara e Milano, in modo che possano continuare la loro attivita'. Nel frattempo costruiremo a L'Aquila, intesa con l'Universita', un centro di ricerca nuovo, affiancato da una residenza per ricercatori e studenti: insomma una casa dello studente e del ricercatore che abbia almeno cento posti letto. Questa struttura - ha osservato Scaroni - quando sara' pronta ricevera' i ricercatori che nel frattempo sono stati ospitati a Novara e Milano. Tutto questo - ha concluso - nel quadro di un'intesa tra Eni e Universita' de L'Aquila per attivita' di ricerca e quindi anche per dividere insieme i risultati nei nostri settori specifici del petrolio, delle rinnovabili e del gas».

08/05/2009 18.41

fonte:
PrimaDaNoi

MA CHE BELLA NOTIZIA!!!
CHISSÀ COSA VORRÀ IN CAMBIO IL NOSTRO BENEFATTORE ???
SEMBRA INCREDIBILE, HO ASPETTATO UN BEL PÒ DI TEMPO PRIMA DI MODIFICARE QUESTO POST ( OGGI SIAMO AL 21 MAGGIO 2009 ), CON LA SPERANZA CHE QUI DA NOI QUALCUNO INDAGASSE A FONDO SU QUESTA NOTIZIA, NESSUNO L'HA FATTO TRANNE LA TENACE MARIA RITA D'ORSOGNA NEL SUO BLOG CHE POTETE LEGGERE QUI A LEI VA IL MIO RINGRAZIAMENTO.

martedì 5 maggio 2009

No al petrolio, una raccolta firma per la moratoria ventennale

ABRUZZO. Inizia in tutto l'Abruzzo la raccolta firme per la petizione al Ministero dello Sviluppo Economico.


La richiesta finale è quella di una moratoria ventennale dell'attività di ricerca e coltivazione idrocarburi «per la salvaguardia della Regione Abruzzo e delle sue generazioni future».
La raccolta firme, organizzata dal Comitato Abruzzese per la Difesa dei Beni Comuni,
inizierà dal 24 al 27 aprile a Lanciano, in occasione della Fiera dell'Agricoltura, come appuntamento regionale.
Nella provincia di Teramo ci saranno banchetti a Giulianova Lido (sabato 24 e domenica 25), in piazza Fosse Ardeatine e piazza Dalmazia. Ad Alba Adriatica, sempre sabato e domenica sul lungomare Marconi rotonda Nilo (vic. Bambinopoli), e Lungomare Marconi, Villa Fiore.
SI allega documento di petizione.
Cresce insomma il fronte del no: se le proteste sono nate nei mesi scorsi da uno sparuto numero di cittadini (poi diventato una vera opposizione preparata e tenace) che dicevano no al Centro Oli di Ortona, adesso l’argomento petrolio mobilita tutta la regione.
«L’Abruzzo è un vero e proprio distretto minerario», contesta l’associazione, «con oltre il 49% del suo territorio - 221 comuni su 305-, e circa 5.600 kmq in mare interessati dalla ricerca e coltivazione idrocarburi (petrolio e gas)».
C’è poi un potenziale numero imprecisato di raffinerie che potrebbero sorgere in regione.«L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia», spiega ancora il comitato, «nello studio inerente la Val D'Agri, il cui territorio è a rischio sismico come il nostro, spiega chiaramente come le perforazioni legate alla ricerca e coltivazione degli idrocarburi aumentino l'incidenza del suddetto rischio».
Servirà a qualcosa?

24/04/2009 9.06

fonte: PrimaDaNoi.it

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dal sito di Nuovo Senso Civico


Data: 1/5/2009
Diamo voce al NOSTRO Abruzzo
In questi giorni è partita la campagna di raccolta firme per chiedere la revoca di tutte le concessioni per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi su tutto il territorio abruzzese.

Aiutaci a raccogliere 100.000 firme.

Non dovrai far altro che informare la gente di quello che sta accadendo e vedrai che saranno loro a chiederti dove firmare.

Non siamo noi che te lo chiediamo ma il TUO, il NOSTRO ABRUZZO.

Segui il link sotto e scarica il modello di petizione.

«Le trivellazioni contribuiscono ad aumentare il rischio sismico»

GIULIANOVA. «La minaccia del terremoto dovrebbe spingere le società petrolifere e la classe politica ad un ulteriore esame di coscienza». Questo è il pensiero delle associazioni ambientaliste che alzano il livello di attenzione.



Il comitato Natura Verde e l’associazione Impronte, in una nota congiunta, hanno ribadito l’importanza di prendere la tragedia del sisma come monito per la paventata petrolizzazione dell’Abruzzo. Lo stesso scrupolo che- si spera- ci sarà ora nel ricostruire ci deve essere nel prevenire tragedie più grandi.
«Auspichiamo che la classe politica- si legge nel comunicato firmato da Nino Di Bucchianico e Enrico Gagliano- tenga conto anche di quanto accertato dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia».
Infatti gli studiosi dell’Istituto si erano espressi così a proposito di un'area pesantemente interessata dagli insediamenti petroliferi, la Val d'Agri: «la Val d'Agri è una delle aree italiane a maggiore potenziale sismogenetico. Il recente sviluppo urbanistico, in particolare nella parte alta della valle e la presenza di infrastrutture legate all'attività di estrazione e raffinazione di idrocarburi, contribuiscono ad accrescere il rischio sismico dell'area, che è già stata colpita da un terremoto distruttivo nel 1857».
Le associazioni da anni schierate contro la petrolizzazione della regione alzano la guardia proprio in questo momento in cui tutti i riflettori sono puntati sul terremoto, lasciando zone d’ombra dove si muovono tranquillamente le compagnie petrolifere. Gli affari per loro continuano, anzi non si sono mai fermati.
Di recente si è aggiunta anche l'americana “Forest Cmi”, interamente controllata dalla Forest oil Corporation di Denver, che vanta significative presenze nel Chetino già dal 2007.
Si è mossa velocemente e il 24 febbraio scorso avrebbe già presentato un’istanza per estrarre idrocarburi (gas) all'interno di un'area estesa 35 kmq divisa tra i Comuni di Archi, Bomba, Roccascalegna, Torricella Peligna, Pennadomo, Villa Santa Maria, Atessa e Colledimezzo, e non lontana dal lago di Bomba. La concessione richiesta è la “Colle Santo” ed è ubicata all'interno del permesso di ricerca “Monte Pallano”, conferito dal Ministero dello Sviluppo Economico il 13 febbraio 2004 con la relativa valutazione d’impatto ambientale.
Le associazioni sperano fortemente che la scelta che da qui a breve si dovrà compiere rispetto alla petrolizzazione della nostra regione, possa tener «dagli effetti devastanti ed irreversibili che l'idrogeno solforato, legato alla lavorazione del greggio, è in grado di produrre sulla salute dell'uomo».
Secondo le fonti, non confermate, delle associazioni ci sarebbe una importante società di ricerca che ha curato la valutazione della documentazione relativa al progetto di messa in produzione del campo a gas Monte Pallano (ex Bomba) sottostante alla diga e all'invaso artificiale Bomba. Ed anche su questo proposito delle società energetiche, gli ambientalisti nutrono fortissime perplessità. Non sono i soli perchè a lanciare un grido di allarme è anche una parte della comunità scientifica internazionale che «associa all'estrazione del gas metano l'innesco del fenomeno della "subsidenza", cioè dell'abbassamento del suolo, diffuso soprattutto nel Golfo di Venezia e nel Polesine dove, dal 1951 al 1963, il terreno si abbassò di 3 metri, favorendo ben 35 inondazioni lungo il delta del Po».

m.r. 30/04/2009 12.30

fonte:
http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=20473

sabato 2 maggio 2009

Abruzzo, un futuro fatto di pozzi di petrolio?


In questi giorni di tragedia e di passerelle politiche nessuno fra uomini politici e giornalisti si è sentito in dovere di rendere nota agli abruzzesi la volontà del governo, già espressa lo scorso giugno 2008, di trasformare l’Abruzzo in una regione mineraria.

di Marco Cedolin


Pozzi come questo potrebbero presto costellare l'Abruzzo

Nel corso delle ultime settimane l’Abruzzo si è ritrovato sotto la luce dei riflettori mediatici come mai prima d’ora a causa del terremoto che ha colpito l’Aquila provocando la morte di quasi 300 persone, oltre 1000 feriti e 30.000 senza tetto. Durante questi giorni di tragedia gli uomini politici hanno fatto a gara nell’ostentare presenzialismo e dispensare promesse di ogni sorta per quanto riguarda il futuro delle zone colpite dal sisma e dell’intera regione. Promesse che, partendo da una pronta ricostruzione delle abitazioni distrutte dal sisma, non hanno mancato di contemplare grande attenzione nei confronti degli equilibri di un territorio che si caratterizza come estremamente fragile.Nessuno fra gli uomini politici ed i giornalisti, impegnati nel curare la buona riuscita della “passerella mediatica”, si è sentito in dovere di rendere nota agli abruzzesi la volontà del governo, già espressa lo scorso giugno 2008, di trasformare l’Abruzzo in una regione mineraria, come dimostrato dal fatto che ormai il 35% del territorio abruzzese risulta coperto da permessi estrattivi in favore delle compagnie petrolifere.
Leggendo l'interessantissimo blog della Dr.ssa Maria Rita D'Orsogna che da anni segue la vicenda con tutto l’ardore di chi pur vivendo all’estero continua a rimanere profondamente innamorato della propria terra, non si fatica a comprendere i termini del problema nella loro interezza. L’interesse dell’ENI, della Mediterranean oil and gas (MOG), di Total e altre compagnie petrolifere nei confronti del territorio abruzzese sembra essere molto alto, così come alta è stata fino ad oggi la disponibilità degli uomini politici di varia estrazione e colore, nei confronti di un progetto che riproponga in Abruzzo lo stesso scempio già sperimentato in Basilicata.
Anche per l’Abruzzo, così come accaduto proprio in Basilicata, potrebbe prospettarsi dunque un futuro fatto di trivellazioni e pozzi petroliferi, destinati a devastare ed inquinare il territorio, senza comportare nessun tipo di ricaduta positiva per la popolazione residente.
Se i cittadini abruzzesi, tenuti fino ad oggi all’oscuro del tutto dall’atteggiamento omertoso della politica e dell’informazione che conta, avrebbero già molto da recriminare per il solo fatto che si paventi dinanzi a loro una prospettiva di questo genere, occorre sottolineare come esista un ulteriore motivo di allarme che, soprattutto alla luce di quanto accaduto all’Aquila, non può certo essere sottaciuto.
La conformazione del territorio abruzzese, ad elevato rischio sismico, dovrebbe infatti sconsigliare nella maniera più assoluta qualunque ipotesi di trivellazione, dal momento che l’estrazione di petrolio e gas dal sottosuolo comporta un aumento dei rischi di movimenti tellurici indotti proprio dall’attività estrattiva. A questo proposito esistono molti studi che confermano la connessione fra attività di estrazione e terremoti, alcuni stralci dei quali si possono leggere proprio all’interno del blog della Dr.ssa D’Orsogna.
Dagli uomini politici che anche nelle prossime settimane con tutta probabilità continueranno la propria passerella mediatica condita di facili promesse tutti i cittadini abruzzesi credo dovrebbero pretendere la promessa di un futuro vivibile, all’interno di case più sicure, in una regione che continui a rimanere fra le più verdi d’Italia, anziché la prospettiva di un domani fatto di pozzi petroliferi e nuovi terremoti, ancora più gravi di quello che ha determinato la tragedia dell’Aquila.

17 aprile 2009

fonte:
http://www.terranauta.it/a982/biohaz..._petrolio.html

Petrolio in Abruzzo: nuovi pozzi a largo della costa teatina


"Il 50% del territorio viene ceduto alle compagnie petrolifere per estrarre petrolio di pessima qualità che dovrà essere sottoposto a processi molto inquinanti di desulfurazione. Il 90% della popolazione si troverà a vivere dentro un distretto petrolifero".
E' l'allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste che poco credono alle rassicurazioni del presidente Chiodi.
"Le compagnie petrolifere - scrivono - pagheranno allo Stato il 7% di royalties e alla nostra regione solo l’1%. In altri paesi del mondo si pagano dal 30% all’80% di royalties come ricompensa per i danni ambientali. Vista la pessima qualità del nostro petrolio, il basso costo è l’unica ragione che rende interessante la nostra regione agli occhi dei petrolieri" scrivono le associazioni. "I pozzi di petrolio non porteranno posti di lavoro perché le compagnie petrolifere utilizzano i propri tecnici da fuori regione. Le raffinerie sono altamente automatizzate e a regime serviranno solo poche decine di persone. Al contrario, l’inquinamento provocato dall’attività petrolifera riguarderà tutta la regione con ricadute pesantissime sulla salute della gente e sull’economia".
DANNI ALLA SALUTE
"Il petrolio estratto in Abruzzo è di pessima qualità perché ricco di zolfo. Per essere trasportato via dalla nostra regione attraverso il porto di Ortona deve essere prima sottoposto ad un processo di raffinazione. Il prodotto di scarto più pericoloso è l’idrogeno solforato (H 2 S) dagli effetti letali sulla salute umana anche a piccole dosi. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ raccomanda di non superare 0.005 parti per milione (ppm) mentre in Italia il limite massimo previsto dalla legge è pari a 30 ppm : ben 6000 volte di più. In mare addirittura non ci sono limiti in Italia. Politici e petrolieri diranno che tutto è a norma di legge, ed è vero! Il problema è che tali leggi sono fatte per tutelare i loro interessi e non i nostri".

DANNI ALL'AGRICOLTURA
"La trasformazione della regione in distretto minerario creerà un danno all’intero sistema agricolo e all’immagine dei prodotti eno-gastronomici abruzzesi. L’incompatibilita’ tra agricoltura e raffinerie è stata dimostrata scientificamente più di 30 anni fa. Allo stato attuale non esistono tecnologie che possano evitare i danni ambientali. Per questo motivo negli USA e negli altri paesi europei non vengono consentiti impianti di raffinazione di nessun tipo in prossimità di zone abitate. Ad Ortona per far posto alla raffineria hanno già tagliato le viti del Montepulciano DOC. Quanto alle altre viti che rimarranno, chi è che vorrà bere un vino fatto all’ombra delle trivelle e delle raffinerie? Sarà invendibile".
DANNI ALL'ECONOMIA REGIONALE
"Il petrolio comporterà la chiusura di moltissime aziende agricole e vi sarà una perdita di posti di lavoro in tutto il settore agricolo e agro-alimentare, un comparto che in Abruzzo include marchi di fama e di prestigio mondiali. Vi sarà anche un danno incalcolabile nel settore turistico e alberghiero: chi vorrà trascorrere le proprie vacanze tra fiamme alte 30 metri e puzza di uovo marcio (H 2 S)? La regione dei parchi si trasformerà nella regione delle raffinerie e delle discariche.
CONTAMINAZIONE DELL'ACQUA
"L’estrazione del petrolio e la sua raffinazione comportano un notevole dispendio di acqua. Solo l’impianto di desulfurazione utilizzerà UN MILIONE di litri d’acqua potabile al giorno. Acqua che sarà prelevata dall’acquedotto pubblico, già perennemente carente in estate. Queste acque contaminate dallo zolfo e metalli pesanti saranno poi reimmesse nel terreno con un rischio gravissimo di contaminazione delle falde. In Basilicata è già successo.
CONTAMINAZIONE DELL'ARIA CHE RESPIRIAMO
"Secondo lo studio del Mario Negri Sud solo la raffineria di Ortona emetterà ogni anno: 112 t di ossido di zolfo, 322 t di nitrati, 80 t di monossido di carbonio, 1.2 t di polveri fini e 2.2 t di composti volatili organici. Sempre secondo il Mario Negri Sud le stime dell’Eni sottostimavano dfino al 20% tali valori. Non dovevamo essere la regione dei parchi?"
  • DANNI AL MARE
  • "Negli Stati Uniti le perforazioni in mare devono essere eseguite a 160 km dalla costa per paura di possibili incidenti che riverserebbero petrolio sulla costa. Tali vincoli non esistono in Italia e a San Vito la MOG vuole installare un piattaforma a 5 km dalla costa. Tale piattaforma verrà costruita a partire dal 2010 e resterà li per i prossimi 15-20 anni secondo quanto dichiarato dalla MOG stessa. Conoscete qualcuno che vorrà venire in vacanza all’ombra di una piattaforma petrolifera?"
CONTAMINAZIONE DEI TERRENI
"La ricaduta delle sostanze inquinanti immesse nell’aria e nell’acqua danneggiano le potenzialità agricole della regione. In Val d’Agri (Basilicata) 15 anni fa i petrolieri dicevano le stesse cose che dicono a noi e cioè che tutta la loro attività è compatibile con l’agricoltura e la salute umana. Evidentemente mentivano se oggi in Basilicata i terreni vengono abbandonati e lasciati incolti perché producono poco o niente e con pessima qualità. Gli stessi terreni che furono pagati a caro prezzo dai rispettivi proprietari, oggi non valgono nulla perché non c’è mercato. Nessuno li vuole. Il risultato è un danno economico pesantissimo che nessuno ha mai risarcito.
I petrolieri lavorano alla petrolizzazione dell’Abruzzo dal 2001 mentre la classe politica sapeva, stava zitta e metteva le firme necessarie. Gli unici a non essere informati erano i semplici cittadini che non avrebbero mai accettato la trasformazione irreversibile del loro territorio.

Nel frattempo la stampa è venuta meno al suo lavoro di indagine nascondendo e sottovalutando gli allarmi lanciati da scienziati e da grandi enti di ricerca scientifica. Per questa ragione molti abruzzesi non sanno ancora niente del rischio spaventoso che la nostra regione sta correndo. I petrolieri e i loro amici amano chiamare la raffineria che vogliono costruire ad Ortona “ Centro-Oli” per confondere i cittadini e non spaventarli. La raffineria di Ortona è un elemento indispensabile del progetto che se oggi non esiste è grazie ad una legge regionale approvata nel marzo 2008. La legge è stata approvata sotto la spinta popolare di migliaia di cittadini arrivati nel capoluogo ad assediare il palazzo della regione. Senza questa pressione popolare i politici non ebbero il coraggio di resistere alle richieste dei petrolieri che ora sono tornati all’attacco".
L’INGANNO
"Durante la campagna elettorale del 2008 tutti i partiti si sono dichiarati contrari al petrolio ed in particolare alla costruzione di raffinerie. La pericolosità del tema petrolio in campagna elettorale fu tale che anche Berlusconi nei suoi discorsi tenuti a Chieti e a Pescara si impegno a non farli fare. Ma a tante belle parole, fatti di segno opposto sono seguiti. Il Ministero della Sviluppo Economico continua a classificare l’Abruzzo regione mineraria e il governo ha impugnato la legge regionale che bloccava la costruzione della raffineria di Ortona. Inoltre nuove autorizzazioni vengono ancora rilasciate alle compagnie petrolifere; la legge regionale recentemente proposta dall’assessore all’agricoltura Febbo dell’attuale maggioranza, di fatto, apre la strada al petrolio e condanna a morte l’agricoltura, l’economia eno-gastronomica e lo sviluppo turistico dell’Abruzzo.La verità sul grave rischio che stiamo correndo è ormai chiara, ma la classe politica non ha la forza, il coraggio e soprattuto la volonta’ di contrastare la compagnie petrolifere. Il rischio è ora più grave che mai! Stampa e istituzioni cercano ancora di tranquillizzare la gente con false promesse, bugie e nascondimenti. La verità è che al 31.12.2007 in Abruzzo sono già stati perforati 722 pozzi di estrazione o di ricerca e che molti altri sono in arrivo. Tutto questo con il supporto delle vecchie giunte e di quella attuale. Ad Ortona l’Eni ha già acquisito i terreni e sta facendo tagliare le vigne per far posto alla futura raffineria. Contano sul fatto che come al solito, quando la gente capirà, sarà troppo tardi".
GLI APPELLI FINO AD ORA IGNORATI
"Un forte appello a desistere da questi scellerati progetti è stato lanciato da 88 dirigenti medici della ASL di Chieti-Ortona, docenti universitari e da scienziati di diversi settori chehanno tenuto conferenze in varie città dell’Abruzzo per illustrare i rischi. Persino la conferenza abruzzese-molisana dei vescovi, consapevole di quello che èaccaduto in Basilicata, è intervenuta col documento “Abitare la Terra” (Luglio 2008) in cui si chiede espressamente di rinunciare al progetto della raffineria. Tutti gli appelli del mondo scientifico, delle autorità religiose, delle numerose associazioni di cittadini, delle cantine, degli agricoltori, degli operatori turistici, dei comuni a cui si sono uniti anche personaggi noti come Dacia Maraini, Giò Di Tonno, Caparezza ed altri, nonsono riusciti finora a far desistere i petrolieri. I politici non vogliono (o non riescono) a fermarli perciò occorre un’azione comune. Abbiamo una classe politica debole, corrotta e connivente. Abbiamo una stampa inadeguata. Abbiamo tutto da perdere e nienteda guadagnare dalla trasformazione della nostra regione in regione petrolifera: danni economici, ambientali, disoccupazione, emigrazione, malattie e malformazioni.
Per accedere ad un elenco di siti di informazione e filmati prodotta da semplici cittadini, in modo indipendente, serio e basata su evidenza scientifica visita: http://regioneabruzzo.blogspot.com/".

fonte:
http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=10383
03/04/2009 13:22

venerdì 1 maggio 2009

Abruzzo Regione Verde d'Europa?

L'immagine “http://1.bp.blogspot.com/_HC8MR7OWhgM/Sagz0P9eowI/AAAAAAAABC4/e_dqcHwIQFA/s400/Abruzzo-concessioniweb-ok2.jpg” non può essere visualizzata, perché contiene degli errori.
link immagine: http://www.abruzzo24ore.tv/documents...oniweb-ok2.jpg

qui invece l'immagine dei pozzi trivellati in Abruzzo:

http://www.wwf.it/UserFiles/Image/Al...totali_225.jpg


Petrolio: allarme nel settore turistco

venerdì 27 marzo 2009

PETROLIO: CRESCE L’ALLARMISMO NEL SETTORE TURISTICO. ALBERGATORI, BALNEATORI E AGENTI DI VIAGGIO CHIEDONO CHIARIMENTI ALLA GIUNTA REGIONALE. Assoturismo-Confesercenti: "Temiamo le disdette, la Regione intervenga".

Cresce la preoccupazione fra gli operatori turistici per il rischio che l’Abruzzo venga trasformato in un distretto petrolifero. Assoturismo-Confesercenti, la federazione del turismo che riunisce albergatori, stabilimenti balneari, agenti di viaggio e tutte le professioni legate al turismo, denuncia infatti un clima di crescente preoccupazione anche sui mercati esteri. E proprio per prevenire e contrastare i segnali negativi e le disdette nelle prenotazioni che un allarmismo può generare, chiede subito dei chiarimenti alla giunta regionale.

«Chiediamo una posizione netta e trasparente anche contro le 4 istanze accolte dal Ministero per lo Sviluppo Economico per la ricerca e l’estrazione del petrolio in provincia di Teramo e contro la trasformazione della Regione in distretto petrolifero» dice il presidente regionale di Assoturismo-Confesercenti Daniele Zunica, «perché la preoccupazione cresce di giorno in giorno con il diffondersi delle informazioni sul reale stato dei fatti, come dalle ultime notizie, solo a titolo di esempio, riportate ieri dalla stampa abruzzese e dai comitati di cittadini, dello sviluppo delle nuove attività della Mediterranean Oil and Gas attraverso la piattaforma Ombrina Mare 2, in mare, tra Ortona e San Vito, il cui inizio lavori è previsto per il 2010. Nonostante tutte le parole, ufficialmente, dal primo gennaio 2010, l'Abruzzo sarà dunque un campo aperto per i petrolieri. Quasi la metà del territorio abruzzese è interessato da attività legate alla ricerca, all'estrazione e lo stoccaggio di idrocarburi. Sono coinvolti 221 Comuni, di cui 52 sono interessati da concessioni di coltivazione, a rischio di trivellazione». La situazione, secondo Assoturismo, è già oltre il livello di allarme. «C’è un provvedimento del Consiglio dei Ministri del 27 giugno che definisce l'Abruzzo territorio destinato alle attività di ricerca e di estrazione del petrolio in mare e a terra. Se non bastasse, il disegno di Legge 1441 sottrae alle Regioni la valutazione di impatto ambientale per le concessioni di estrazione petrolifera» sottolinea Zunica «escludendo i Comuni da ogni possibilità di decidere in materia. Si consente, in tal modo, al governo centrale di decidere da solo, contro la volontà degli abruzzesi, se dare vita agli impianti previsti».

Ma il presidente dell’associazione di categoria va anche oltre. «Il Turismo costituisce il perno dell’economia regionale, e con grandi sforzi gli operatori stanno investendo da anni nella valorizzazione della vocazione naturalistica della Regione garantendo la qualità del mare e dei servizi, le Bandiere Blu, promuovendo la regione come la più verde d’Europa. Il prossimo mese» sottolinea Zunica «si terrà a Montesilvano Ecotur, la fiera del turismo natura, che giunta alla XIX edizione con grande successo, richiamerà migliaia di operatori stranieri convinti della ricchezza del patrimonio verde d’Abruzzo. Come giustificare con loro quanto è stato pianificato? Come prospettare questi cambiamenti nello sviluppo? Mare, collina, borghi e montagne quale appeal potranno mantenere ai loro occhi? Non ritengo che far passare sotto silenzio quanto sta accadendo possa contrastare il calo nelle prenotazioni. Perché cosa accadrebbe realmente dopo la realizzazione degli impianti?» Tutti gli sforzi e i risultati raggiunti nel corso degli anni, dice Zunica, «verrebbero completamente annullati dal proseguimento degli intenti del governo centrale e delle multinazionali del petrolio, in cambio dell’ottenimento di pochi spiccioli e poche decine di impieghi garantiti, ma con la devastazione del territorio, la perdita delle produzioni di eccellenza dei prodotti tipici (non solo vini, ma anche oli, paste, farro, ecc) e mettendo a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini. Siamo ancora e per poco tempo nella condizione di bloccare un progetto di impatto devastante che, per quanto deciso nelle stanze del potere romano, può e deve essere impedito dai nostri rappresentanti regionali e nazionali, come già accaduto in altre regioni italiane, più a nord e forse ritenute meno povere e più capaci di reagire. In questa occasione è necessario però superare ogni interesse partitico e mettere insieme tutte le forze politiche, imprenditoriali e sociali più sane del nostro territorio e collaborare alla costituzione di un fronte compatto contro questo abuso di potere». Per il presidente di Assoturismo-Confesercenti «non bastano delle rassicurazioni verbali ma servono risultati concreti per restituire la tranquillità del lavoro a tutta la cittadinanza, in un momento oltretutto già difficile per la crisi internazionale in atto».

fonte:
http://www.tuttoabruzzo.it/index.php...891&Itemid=754