martedì 29 settembre 2009

L’Abruzzo nero avanza: in commissione regionale la disciplina delle royalties


ABRUZZO. Il futuro dell’Abruzzo è sempre più nero. Tra proclami e prese di posizione sembra avanzare sottotraccia il progetto di petrolizzazione della nostra regione. La notizia è che arriva, mercoledì 30 settembre, in commissione regionale il progetto di legge che disciplina la materia delle royalties.


In pratica il consiglio regionale ben presto sarà chiamato a decidere in che modo ed in che misura dovrà dividere i guadagni derivanti dalle estrazioni del sottosuolo gas e petrolio e non solo. Quale percentuale rimarrà alla Regione, quanto alle Province ed ai Comuni?
Ma a che pro impegnare tempo e denaro per decidere qualcosa che poi non servirà ad una regione che il petrolio non lo vuole, così come pure promesso più volte?
Sulla materia è scontro duro anche perché associazioni e comitati continuano la loro battaglia conquistando sempre più spazio sui media di tutto il mondo.
Nei giorni scorsi interventi della studiosa ortonese Maria Rita D’Orsogna si sono registrati sul Corriere della sera e su alcuni giornali della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.
Tutti parlano dell’Abruzzo che si prepara ad accogliere l’oro nero.
Ma non sono gli stessi stati dove la Regione ha speso centinaia di milioni di euro in pubblicità per convincere gli indigeni a sbarcare nella “regione verde d’Europa”?
Il progetto di legge che arriva in commissione bilancio è quello di Febbo-Chiodi e farà discutere non poco, oltre ad aprire una pesante battaglia politica.
Strumentalizzazioni comprese, bisognerà in qualche modo stabilire che regione sarà quella dei nostri figli: natura, verde, parchi e turismo oppure petrolio, gas, bilanci rimpolpati dalle royalties, inquinamento e niente turismo.
Una decisione precisa ed inequivocabile farebbe peraltro risparmiare moltissimi denari pubblici (perché continuare ad investire sul turismo se si decidesse per il petrolio?)
«Si tratta di una legge imbroglio», dice Camillo D’Alessandro (Pd) promettendo battaglia, «si dicono contrari all’estrazione del petrolio, ma si preoccupano di come fare cassa, se pur modesta, dalla sua estrazione. Una legge – incalza l’esponente del PD – senza senso perché siamo in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale sulla Legge, approvata all’unanimità nella precedente legislatura , che stabilisce il divieto di insediamento per industrie che svolgano attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione di idrocarburi».
Si tratta della legge D’Alessandro, primo firmatario, approvata ad ottobre dello scorso anno, la legge n. 14/2008, da entrambi gli schieramenti e che il Governo Berlusconi ha impugnato per presunti profili di illegittimità costituzionale. In difesa della legge si è costituito in giudizio, se pur oltre i termini previsti, la Regione Abruzzo.
«Chiodi aveva rassicurato in più occasioni la popolazione abruzzese», ricorda D’Alessandro, «sul fatto che l’Abruzzo non si sarebbe trasformata in regione petrolifera, allora che senso ha prevedere una legge che disciplina le royalities in attesa, tra l’altro, del giudizio pendente della Corte Costituzionale?»

LA PROVINCIA DI CHIETI DIFENDE LA SUA COSTA (CON IL PARCO)

Dopo l'invio al Ministero dell'Ambiente, da parte del presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, delle osservazioni critiche sul progetto di estrazione petrolifera in mare denominato “Elsa 2”, anche il Consiglio provinciale assume un'iniziativa a difesa della costa teatina. Ieri sera, infatti, nel corso della seduta consiliare, una mozione proposta dal consigliere Franco Moroni (Pdl) e sottoscritta da tutto il centrodestra, è stata approvata all'unanimità.
La mozione «impegna – si legge nel dispositivo dell'atto – l’amministrazione provinciale, tramite il presidente Enrico Di Giuseppantonio, ad essere parte attiva presso il Ministero dell’Ambiente per la posizione di rifiuto sull’istallazione del pozzo estrattivo denominato “Elsa2” ed a proporre al presidente della Regione Chiodi l’apertura di un tavolo congiunto per realizzare un Piano di Gestione Integrata della Costa che stabilisca il non posizionamento di impianti estrattivi marini nelle vicinanze delle coste e il limite di collocazione degli stessi».
«L’Abruzzo – spiega il proponente nel dispositivo della mozione – ha da tempo condiviso e consolidato le proprie scelte strategiche destinando importanti territori a parchi, puntando sullo sviluppo dell’agricoltura e dei suoi prodotti, valorizzando il turismo costiero e montano, creando nel contempo una sorta di “marchio” di origine, che narra di un Abruzzo a garanzia di genuinità e di rispetto del territorio e delle sue diversità.
Negli ultimi anni a causa di istanze, permessi e concessioni, l’Abruzzo manifesta sempre più una nuova geografia, quella degli idrocarburi, totalmente nelle mani e negli interessi delle compagnie petrolifere nazionali ed internazionali. È urgente dare un importante segnale e intervenire sull’attuale modello energetico che dipende troppo da fonti fossili altamente inquinanti, non si può negare, infatti, che in Italia ci sia bisogno di investire nel settore energetico ma di certo non nel petrolio, una fonte che va in direzione opposta dagli impegni presi dal nostro paese con la firma del protocollo di Kyoto.
L’orientamento del Governo regionale e provinciale sia una condizione utile ad avviare una riflessione sul futuro industriale ed energetico dell’Abruzzo che, di fronte alla sfide globali dei mutamenti climatici, non può che essere orientata alla qualità e all’innovazione ambientale.
Le linee programmatiche del mandato amministrativo del Presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio e quindi della maggioranza, all’articolo 13 e 17, portano avanti un preciso progetto da attuare nel quinquennio che è quello del turismo come risorsa principale strettamente legato alle qualità naturali e ambientali del nostro territorio».

29/09/2009 19.07

fonte:
PrimaDaNoi.it

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