lunedì 31 agosto 2009

Un altro pozzo petrolifero L’allarme della D’Orsogna

Sarebbe stato individuato a 7 Km. dalla costa di Ortona

Piattaforma nella costa vastese - Foto: www.nuovomolise.net
Pubblicato su "Il Messaggero"
di DANIELA CESARII

ORTONA - Preoccupazioni per l’arrivo di un’altra piattaforma lungo la costa teatina: la società Vega Oil spa, con sede legale a Roma, ha infatti inoltrato una richiesta al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per ottenere il “pronunciamento di compatibilità ambientale” e poter quindi perforare il pozzo “Elsa2”, che si trova a circa 7 chilometri dalla costa di Ortona, alla ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi.
Appena appresa la notizia, la ricercatrice Maria Rita D’Orsogna, che fa parte della rete di associazioni “Emergenza Ambiente Abruzzo”, ha rivolto un appello al presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, chiedendogli di impedire questo scempio ambientale. La ricercatrice, originaria di Ortona, ma residente a Los Angeles, ha chiesto alla Provincia di presentare osservazioni contrarie al progetto: «La Vega Oil - spiega la D’Orsogna - installerà la piattaforma a soli sette chilometri dalla costa ortonese e in acque profonde solo trenta metri e per circa cinque chilometri sotto la crosta terrestre». Uno scempio, secondo la ricercatrice che segnala che lungo le coste atlantiche e pacifiche degli Stati Uniti le piattaforme in mare sono a più di 160 chilometri dalla costa e questo fin dal 1969.
«Le associazioni di cittadini si stanno già muovendo - conclude - ma non possono essere lasciate ancora una volta sole. Serve un segnale forte da parte delle istituzioni legate al nostro territorio. Se necessario, la Provincia potrebbe farsi carico di pagare un consulente esperto ed indipendente che l’aiuti nella redazione delle osservazioni». La D’Orsogna, nella lettera inviata a Di Giuseppantonio, ricorda anche che il neopresidente aveva promesso che si sarebbe impegnato a proteggere la costa teatina dagli attacchi del petrolio.

fonte:
www.piazzarossetti.it

mercoledì 26 agosto 2009

Lettera al Presidente della Provincia di CHIETI Enrico Di Giuseppantonio

La seguente è la lettera inviata dalla professoressa Maria Rita D'Orsogna:

Gentile Dr. Di Giuseppantonio,

sono Maria Rita D'Orsogna, e le scrivo da Los Angeles, di nuovo in merito
alla questione petrolio.

Come forse lei sapra' la ditta Vega Oil ha deciso di trivellare le coste
antistanti Ortona, con una piattaforma a soli sette chilometri dalla
costa, in
acque profonde solo trenta metri e per circa cinque chilometri sotto la
crosta terrestre.

Tutto questo in una democrazia vera non succederebbe. Le ricordo che
lungo le
coste atlantiche e pacifiche degli USA non si mettono piu' piattaforme in
mare a
meno di ben 160 km dalla costa e questo dal 1969.

Cosa c'e' da fare nel concreto? C'e' tempo fino al 25 Settembre per
presentare
osservazioni al Ministero dell'Ambiente per contrastare questa nuova
proposta di
trivellare l'Abruzzo. Le associazioni di cittadini si stanno gia'
mettendo all'opera per farlo.

Nello specifico occorre che:

1) La provincia deve presentare delle proprie osservazioni contrarie al
progetto
della Vega Oil SpA. Le associazioni di cittadini si stanno gia' muovendo
in questo senso ma non possono essere lasciate, ancora una volta, sole.

Serve un segnale FORTE da parte delle isituzioni legate al nostro
territorio.

Quando un cittadino ha contattato i tecnici del ministero e ha chiesto
come mai rilasciassero sempre tutte le autorizzazioni, si e' sentito
rispondere
che NESSUNO ha mai presentato delle osservazioni contrarie entro i termini
previsti dalla legge (60 giorni dalla pubblicazione dell'avviso sui giornali).

Se necessario, la provincia si faccia carico di pagare un consulente
ESPERTO ed INDIPENDENTE che la aiuti nella redazione delle osservazioni.

2) La provincia supporti attivamente il lavoro svolto dalle associazioni.
In particolare, occorre che la provincia sia COFIRMATARIA delle
osservazioni che i
cittadini stanno preparando. Bisogna far capire ai tecnici del ministero
che c'e' un fronte comune che unisce istituzioni e semplici cittadini nel
dire no al petrolio.
Le manderemo le nostre osservazioni appena saranno pronte.

3) La provincia puo' coinvolgere attivamente i comuni del suo territorio
chiedendo ai sindaci di aggiungere le singole amministrazioni cittadine
alla lista dei firmatari delle osservazioni al ministero.

Le ricordo che e' UN DOVERE proteggere ed informare i cittadini, anche
perche' lei ha promesso che si sarebbe
impegnato
concretamente a proteggere la costa teatina dagli attacchi del petrolio.

Bene: questo e' il momento di darsi da fare concretamente e di iniziare a
produrre dei documenti ufficiali con il marchio della provincia. Vacanze
o non vacanze i petrolieri si portano avanti con il proprio lavoro.

Da ultimo, le faccio notare come sia diverso l'atteggiamento delle
istituzioni
locali verso il problema del petrolio da nord a sud del nostro paese.

IN VENETO: Sono stata invitata ad un convegno a Venezia, a parlare del tema
petrolio. Ci saranno il presidente della regione Veneto, Galan, i tre
presidenti della provincia di Venezia, Padova e Rovigo e tutti i
sindaci del comprensorio,
compreso quello di Venezia.

IN LOMBARDIA: Sono stata a parlare ad una platea molto ampia e alla
presenza di vari sindaci ed amministratori locali nel mese di Giugno. I
Lombardi sono stati tutti uniti e compatti nel dire no, compresi i vari
ministri che vivono nella zona. Dopo solo un mese dalla mia visita,
l'attivismo dei lombardi
ha costretto la ditta proponitrice delle estrazioni petrolifere
a domandare il ritiro delle autorizzazioni.

In Abruzzo invece, salvo pochissime eccezioni, siamo governati da una
classe politica poco lungimirante e ferma agli anni del dopoguerra italiano,
al miraggio della ricchezza portata dal petrolio.

Grazie,

Maria Rita D'Orsogna

giovedì 13 agosto 2009

ITALIA "Il Paese dei Balocchi" dei Petrolieri.

clicca sull'imagine per ingrandirla
per la cartina del'Italia in alta risoluzione scaricatela
in formato pdf dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico
QUI

9 NUOVE ISTANZE DI PERMESSI DI RICERCA

4 nuove istanze di permessi di ricerca in terraferma:

FIUME SECCHIA:
Ubicazione EMILIA ROMAGNA (651,2 Kmq)
Bologna
Modena
Reggio Emilia
Richiedenti HUNT OIL COMPANY

CASCINETTA:
Ubicazione LOMBARDIA (135,6 Kmq)
Pavia
Richiedenti ITALMIN EXPLORATION

FIUME PANARO:
Ubicazione EMILIA ROMAGNA (611,5 Kmq)
Bologna
Modena
Richiedenti HUNT OIL COMPANY

FIUME RENO:
Ubicazione EMILIA ROMAGNA (553,2 Kmq)
Bologna
Richiedenti HUNT OIL COMPANY

5 nuove istanze di permesso di ricerca nel sottofondo marino:

d 67 F.R-.AG:
Ubicazione ZONA F (748,4 Kmq)
Mare Ionio
Richiedenti ENI

d 357 C.R-.NP:
Ubicazione ZONA C (134,4 Kmq)
Canale di Sicilia
Richiedenti NORTHERN PETROLEUM

d 29 G.R-.NP:
Ubicazione ZONA G (432,3 Kmq)
Canale di Sicilia
ZONA C (169,3 Kmq)
Canale di Sicilia
Richiedenti NORTHERN PETROLEUM

d 30 G.R-.NP:
Ubicazione ZONA G (334,01 Kmq)
Canale di Sicilia
ZONA C (0,49 Kmq)
Canale di Sicilia
Richiedenti NORTHERN PETROLEUM

d 31 G.R-.EL:
Ubicazione ZONA G (327,03 Kmq)
Canale di Sicilia
ZONA C (129,37 Kmq)
Canale di Sicilia
Richiedenti PETROCELTIC ELSA
In concorrenza con d 27 G.R-.NS

VIVA L'ITALIA!!!
PAESE DEI BALOCCHI DEI PETROLIERI,
ALÈ!!!!!!!!

domenica 9 agosto 2009

LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI ELETTI DAGLI ABRUZZESI.

Questo il testo della lettera che le associazioni ambientaliste hanno inviato ai parlamentari abruzzesi per chiedere un loro intervento al fine di impedire la realizzazione del Centro Oli di Ortona.

Al Senato

Fabrizio Di Stefano
Giovanni Legnini
Franco Marini
Alfonso Mascitelli
Andrea Pastore
Filippo Piccone
Paolo Tancredi

Alla Camera dei Deputati

Ferdinando Adornato
Sabatino Aracu
Carla Castellani
Marcello De Angelis
Giovanni Dell’Elce
Vittoria D’Incecco
Augusto Di Stanislao
Tommaso Ginoble
Giovanni Lolli
Paola Pelino
Maurizio Scelli
Lanfranco Tenaglia
Daniele Toto
Livia Turco

I Comitati locali ed il movimento ambientalista hanno per primi evidenziato i pericoli derivanti dalla realizzazione del Centro Oli ad Ortona.
Da quel primo allarme, il movimento è cresciuto ed ha continuato a lavorare, evidenziando come – secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico – il territorio di 221 comuni abruzzesi su 305 sono oggi interessati dalla ricerca e dalla coltivazione di gas e petrolio (quest’ultimo “amaro”, altamente corrosivo e di bassa qualità).
Oltre il 49% dell’Abruzzo (compresi i parchi nazionali) e 5.600 kmq di mare antistante le nostre coste sono interessati da tali attività che saranno accompagnate dalla creazione di oleodotti, raffinerie (centri oli) e desolforatori in mare.
In maniera assolutamente casuale siamo così venuti a conoscenza che l’Abruzzo è destinato a diventare un distretto minerario.
Di punto in bianco, qualcuno, senza preoccuparsi minimamente di confrontarsi con la società abruzzese, ha deciso di modificare per sempre la storia e le vocazioni della nostra regione.
Purtroppo dobbiamo osservare come da parte della maggior parte di Voi non vi sia stata alcuna presa di posizione tesa, se non a contrastare, perlomeno ad illustrare e giustificare tali scelte.
Il movimento per un Abruzzo libero dal petrolio ha avviato una campagna informativa in tutte le piazze dei comuni abruzzesi anche attraverso una petizione che chiede a chiare lettere di fermare la deriva petrolifera che sembra poter investire la nostra regione.
Siamo fortemente preoccupati per il Vostro silenzio e per la poca operosità su questo tema ed è per questo che chiediamo pubblicamente le Vostre singole posizioni e le azioni concrete che avete realizzato e che intendete realizzare, affinché venga fermata quella che noi riteniamo un’autentica devastazione dell'intero territorio per i seguenti motivi:

1. L’Abruzzo è la regione verde d'Europa e le estrazioni petrolifere non sono compatibili con questa particolare e straordinaria specificità che attraverso anni di fatica e impegni economici si è voluto potenziare.

2. L’Abruzzo è una regione ricca di falde acquifere sotterranee (preziosa riserva d'acqua per noi e le generazioni future) e come voi saprete esiste una vasta bibliografia, in cui si spiega come le perforazioni per idrocarburi possano essere un potenziale e terribile rischio di inquinamento delle stesse.

3. Per la nostra regione le royalties delle attività estrattive di idrocarburi sono assolutamente insignificanti, sia sotto il profilo occupazionale che economico, mentre i danni alla salute, all’ambiente e alle attività agricole,vitivinicole e turistiche fondanti la nostra economia sarebbero devastanti, come ci insegna la vasta bibliografia sui distretti minerari italiani e stranieri, così come sarà devastante l’impatto sul patrimonio immobiliare dei singoli cittadini e degli enti nelle aree strettamente interessate.

4. L’Abruzzo, proprio per le sue caratteristiche ambientali si presta a sviluppare le fonti energetiche alternative ed investire sull’ottimizzazione e sul risparmio energetico: una scelta, peraltro, che tutti i Paesi dovranno compiere anche per rispondere agli impegni presi a livello internazionale sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera.

5. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nello studio inerente le ricerche petrolifere in Val D’Agri, il cui territorio è a rischio sismogenetico come il nostro, spiega chiaramente come le perforazioni legate alla ricerca ed alla coltivazione degli idrocarburi aumentino l’incidenza del suddetto rischio (R = valore X vulnerabilità X pericolosità).

Restiamo in attesa di un Vs. riscontro che crediamo un atto dovuto ai cittadini che siete stati chiamati a rappresentare.

Maria Rita D'Orsogna docente Fisica Un. Columbia Los Angeles
per la Rete EmergenzAmbienteAbruzzo
Dante Caserta Consigliere nazionale WWF
Angelo Di Matteo Presidente regionale Legambiente

sabato 1 agosto 2009

Tavolo di lavoro per fermare scavi petroliferi, chiesto incontro con Chiodi

TERAMO. L’Abruzzo del petrolio continua a mettere sull’allarme e a far parlare di sé.

A seguito di un precedente incontro promosso dal Comitato abruzzese per la difesa dei beni comuni, si è deciso di creare un tavolo di lavoro per approfondire ed affrontare “la deriva petrolifera dell’Abruzzo”.
Oggi lo sfruttamento petrolifero, secondo i dati raccolti dal tavolo di lavoro (che oltre al comitato e diverse associazioni, ospita anche istituzioni locali) coinvolge oltre il 50% del territorio regionale, con 221 comuni e l’80% della popolazione.
5.600 i kilometri quadri sfruttati in mare, 700 i pozzi già trivellati e diverse le piattaforme a mare che non rispettano la distanza minima dalla costa sono i numeri di uno sfruttamento di un petroli «amaro, molto simile al bitume», come lo descrive il tavolo di lavoro.
«Nonostante le rassicurazioni verbali delle istituzioni sul Centro oli di Ortona, i piani delle compagnie petrolifere vanno avanti in tutta la regione, ed anzi i nuovi permessi e gli ampliamenti dell’esistente evidenziano un’accelerazione delle operazioni».
Una ricerca del petrolio che continua impetuosa è anche l’immagine che si riceve contando le sole nuove concessioni.
Nell’affollato tratto di mare tra Ortona e Vasto, l’ultima richiesta è della Vega oil, in data 20 luglio, per un nuovo pozzo a 7km da Ortona. Nel frattempo la Edison chiede, senza incontrare difficoltà, di perforare 4 nuovi pozzi tra Vasto e Termoli a gennaio.
Nuove concessioni che si sommano a quelle della Medoil gas, che a partire dal 2010 lavorerà a pieno regime con la piattaforma “Ombrina mare 2” tra Ortona e San Vito a 5km dalla costa.
Anche la costa teramana avrà le sue piattaforme, come quella della Petroceltic a largo di Pineto. Risale invece al dicembre scorso l’autorizzazione ministeriale all’estrazione in terraferma nelle località fra Pineto, Atri e Città Sant’Angelo, in zona Colle San Giovanni, un’apprezzamento di circa 23km quadrati di competenza di Eni e Gas plus Italia.
Sempre in terraferma l’inizio del prossimo anno porterà all’avvio il permesso di ricerca a Civitaquana concesso a Vega oil e Petroceltic, interessando un’area di 615km quadrati compresa fra le province di Teramo, Pescara e Chieti, interessando persino parzialmente i Parchi nazionali del Gran sasso e della Majella.
Le concessioni per quanto riguarda la terraferma, al 31 gennaio scorso, riguardano i territori di Castel di Lama (79,9kmq), Filetto (50kmq), Miglianico (29,3kmq), San Basile (97,56kmq), Santa Maria Imbaro (99,51kmq), San Mauro (25,32kmq) ed il fiume Treste, nei pressi di Gissi e Cupello (109,6kmq).
Sono molto preoccupati gli operatori economici, soprattutto quelli interessati nelle attività di turismo, agricoltura e pesca. «Raffinerie e trivellazioni non sono compatibili con l’Abruzzo verde e con la produzione delle eccellenze agroalimentari e turistiche del marchio Abruzzo», denunciano i membri del tavolo di lavoro sulla petrolizzazione della Regione.
Le istituzioni e le associazioni che lo formano, ed altre che hanno già annunciato la loro partecipazione, per questi motivi chiederanno di incontrarsi con i vertici regionali, «per chiarire i reali intendimenti in merito al futuro della nostra Regione ed agli obiettivi di tutela dell’ambiente, dell’economia e della salute dei cittadini».
Ma, intanto che le associazioni aspettano la risposta alla richiesta di incontro, inviata al presidente Chiodi il 2 giugno scorso, le perforazioni continuano instancabili, ed apparentemente, inarrestabili.

fonte:
PrimaDaNoi.it