La Prof. Maria Rita d'Orsogna, docente e ricercatrice presso la California State University at Northridge parla della bocciatura del progetto Ombrina Mare e della situazione petrolio in Abruzzo
Professoressa D'Orsogna, come ha accolto la notizia della bocciatura del progetto di Ombrina Mare?
Sono contenta e fiera del popolo abruzzese che ha risposto con vigore a tutte le azioni promosse contro Ombrina Mare - l'invio di osservazioni, le manifestazioni, le pressioni sulla classe politica. E' stato molto bello il coinvolgimento degli studenti, in particolare del comprensorio Gabriele d'Annunzio di San Vito Marina e dell'istituto Cesare de Titta di Lanciano. Personalmente, ancora adesso ci sono degli istanti silenziosi in cui mi commuovo nel ripensare alle cose strordinarie che siamo riusciti a fare in questi tre anni.
Crede che questa sia una vittoria? Non c'è il rischio che il progetto rimanga e cambi veste?
E' una vittoria, ma come sempre occorre restare vigili e non pensare che il ruolo di custodi del nostro territorio finisca qui o che non ci siano altre battaglie da combattere. In realtà attivismo e partecipazione non dovrebbero finire mai in una società adulta. Il petrolio e' ancora presente nei nostri mari, e certo, potrebbe anche succedere che la MOG o altri possano ripresentarsi o cercare di trovare scorciatoie per rovesciare le decisioni del governo. Sta a noi impedirglielo.
Come si è arrivati alla bocciatura del progetto?
E' stato un duro lavoro inziato gia' nell'autunno del 2009 quando presentammo le prime osservazioni per i pozzi Elsa2 della Petroceltic e che si e' ripetuto poi per Ombrina, Bomba, Vasto. E' una tecnica che stanno ora usando anche in Basilicata e in Veneto su esempio dell'Abruzzo.
Per molto tempo ho cercato un dialogo con le istituzioni regionali, sapendo che difficilmente sarei stata ascoltata. Ho deciso allora di coinvolgere direttamente la popolazione. Il trattato di Aarhus, approvato dall'Italia, consente ai residenti di esprimere il proprio parere quando si tratta di decisioni importanti per la collettività e ho voluto applicarlo al nostro caso. Non sapevo se sarebbe stato utile o no, ma ci ho voluto credere e così le nostre osservazioni sono state sempre più numerose e ricche di contenuti.
Con il tempo anche la provincia di Chieti ha ritenuto opportuno lavorare con i cittadini ed abbiamo potuto contare anche sul loro supporto istituzionale per il quale siamo grati a Enrico Di Giuseppantonio e alla sua amministrazine provinciale. Ma tutto e' partito dalla gente ed e' stato della gente fino alla fine.
Nel corso dei mesi abbiamo tenuto alta la guardia presso il ministero, telefonando, mandando email, controllando i siti ministeriali, ricordandogli che attendavamo risposte e che secondo Aarhus la nostra opinione era importante. Ci sono stati poi reportage dalla Francia, dall'Inghilterra dagli Stati Uniti sul tema trivelle in mare in Abruzzo.
Io credo che senza le nostre osservazioni il Ministero avrebbe approvato Ombrina molto tempo prima dello scoppio in Louisiana. Un alto funzionario del Ministero mi ha detto in una telefonata, che non gli era mai capitato prima di essere sommersi di così tante osservazioni e che era chiarissimo come la pensavamo.
Dopo questa battaglia da Lei condotta e fiancheggiata dai cittadini, siamo liberi anche dalla possibilità di impianti di raffinazione?
Purtroppo no. Ci sono ancora altri progetti sul territorio - penso soprattutto a quello di Bomba dove la Forest Oil Corporation vuole costruire una raffineria accanto ai pozzi di idrocarburi e ai piedi della diga. Finchè c'è petrolio nel nostro sottosuolo non saremo mai liberi dallo spettro di impianti insalubri, ed e' per questo che occorre inculcare nelle generazioni piu giovani un senso di rispetto dell'ambiente, cosicche fra 20, 30 anni le multinazionali del petrolio - se ci riprovano - troveranno la stessa tenacia di adesso nel dire no.
Come vede oggi la politica abruzzese relativamente all'attenzione per i danni ambientali provocati dall'estrazione e lavorazione di petrolio?
L'Abruzzo ha bisogno di una legge ferrea che vieti le estrazioni su terraferma, di petrolio e di gas. Se lo può fare la Toscana, lo può fare anche l'Abruzzo. La costa teatina ha bisogno di un parco perimetrato e non di elettrodotti dal Montenegro, di centrali nucleari o di inceneritori a Punta Penna. L'Abruzzo ha bisogno di incentivare le piccole e medie imprese che vogliono puntare sul nostro ambiente come forma di sviluppo economico. Bisogna che parchi, incentivi e divieti siano eseguiti per davvero e non solo che se ne parli.
Chiodi qualche mese fa annunciò che in Abruzzo entro il 2014 arriveremo a produrre il 51% di energia da fonti solari. Dove sono gli investimenti in tal senso? Dove sono gli incentivi? Come si arriverà a questo numero? Era vero o era propaganda?
Lei è stata una figura centrale per lo studio e la divulgazione dei danni provocati dal petrolio. Chi vorrebbe ringraziare? Chi è stato dalla sua parte sin dall'inizio?
Vorrei ringraziare tutti quelli che si sono attivati contro Ombrina, anche dai gesti più piccoli, da Sara di Ortona che ha inseguito i politici con una telecamera, a Guido del gruppo podistico il Quercione di Lanciano che ha annunciato la raccolta di osservazioni da un altoparlante in giro per la città. Abbiamo vinto tutti e a tutti sono grata.
In modo speciale, vorrei ringraziare Fabrizia Arduini che è da 30 anni che si occupa di protezione dell'ambiente in Abruzzo e che è stata il mio braccio destro in tutti questi mesi. E poi voglio ringraziare tutti i miei compagni di Emergenza Petrolio Abruzzo fra cui Giosuè Guidone, Pasquale Cacciacarne, Assunta di Florio e Lulù Santarelli che hanno cercato di raccogliere quante più adesioni possibili fra la gente. Infine, i miei genitori Nicoletta e Filippo per avermi aiutata a coordinare tutto, per avermi incoraggiata e fatto ridere quando ero stanca e mi chiedevo "ma chi me lo fa fare?".
Cosa l'ha spinta a condurre questa difficile battaglia?
Al di là dell'ambientalismo, un forte senso di giustizia sociale. Non e' giusto che le compagnie petrolifere loro possano pensare di andare in una comunita' che non conoscono, metterla a soqquadro, fare quello che vogliono senza che nessuno dica niente. Io ho voluto fare quello che potevo per impedirglielo. Mi dispiace solo di non poter far di più per la Basilicata, alla quale dobbiamo essere tutti solidali.
Pensa che sia finito per l'Abruzzo l'incubo della petrolizzazione della Regione? Oppure ci sono altre sorprese in vista?
I progetti petroliferi sono tanti e c'e spazio ancora per l'attivismo petrolifero. Più in generale c'è spazio per l'attivismo ambientale e sociale. Ciascuno può e deve fare la sua parte. Superman non viene a salvarci, dobbiamo salvarci da soli. Dobbiamo instillare nei nostri figli il senso della moralità, della giustizia, del bene comune, dell'incorruttibilità. L'ambiente è solo un corollario di questi ideali. Solo così eviteremo tutte le altre "sorprese" ai danni della collettività. petrolio o qualunque altro sia il nome del malaffare.
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